Giallo sul viaggio di Attanasio a Goma. Il Congo: ci hanno avvisati, poi l’ambasciatore lo ha annullato
E’ sempre più intricato e denso di colpi di scena il giallo del viaggio a Goma dell’ambasciatore italiano in Congo, Luca Attanasio. Di ora in ora spuntano nuovi documenti che contraddicono i precedenti sulle comunicazioni scambiate fra i vari uffici congolesi, la Farnesina e l’ambasciata italiana a Kinshasa per avvertire del viaggio organizzato dall’agenzia dell’Onu Wfp, a Goma, in un’area considerata ad alto rischio.
Vediamo, dunque, al momento come stanno le cose.
Inizialmente le autorità congolesi avevano affermato di non essere state informate del viaggio che era stato pianificato senza scorta perché, secondo Wfp, il governo congolese aveva rassicurato l’agenzia dell’Onu del fatto che l’area non era pericolosa.
Successivamente il comandante della polizia congolese aveva smentito questa circostanza sostenendo che, invece, l’area era ad alto rischio, così come avevano certificato anche gli analisti di alcune agenzie d’intelligence britanniche.
Nel primo pomeriggio di oggi era poi emerso che l’ambasciata d’Italia a Kinshasa aveva avvertito le autorità della Repubblica democratica del Congo della missione a Goma dell’ambasciatore Luca Attanasio.
Secondo l’Adnkronos, l’ambasciata italiana aveva inviato, il 15 febbraio scorso, una nota verbale al ministero degli Esteri congolese, numero di protocollo 219, chiedendo l’accesso ad una sala dell’aeroporto internazionale di Ndjili per l’ambasciatore Luca Attanasio, per il carabiniere Vittorio Iacovacci, entrambi rimasti uccisi nell’attacco del 22 febbraio scorso, e per il console Alfredo Russo, che lunedì, invece, si era fermato a Goma senza proseguire il viaggio. E si è quindi salvato.
Nella nota verbale, che riporta il timbro del ministero degli Esteri della Rec, si legge che il motivo del viaggio era una visita alla comunità italiana a Goma e Bukavu, con partenza venerdì 19 febbraio con un volo Unhas (il servizio aereo umanitario delle Nazioni Unite gestito dal Wfp) e rientro a Kinshasa sempre con un volo Unhas il 24 febbraio.
Le autorità congolesi, fino a questo momento, hanno ripetutamente sostenuto di non essere al corrente del viaggio dell’ambasciatore.
Comunque, di fronte all’evidenza della nuova documentazione, le autorità congolesi avevano rettificato le circostanze sostenendo che sì, effettivamente, l’ambasciata d’Italia a Kinshasa aveva informato il ministero degli Esteri della Repubblica democratica del Congo della missione che intendeva compiere a Goma con una nota verbale inviata il 15 febbraio scorso.
Ma, poi, successivamente, quella sera stessa, il protocollo di Stato congolese era stato informato dell’annullamento della missione dell’ambasciatore Luca Attanasio.
L’ultimo colpo di scena è, appunto, questa circostanza, fino ad oggi non emersa, che si legge in un tweet di AfricaNews Media Rdc.
Nel tweet AfricaNews Media Rdc pubblica la foto di un documento della Direzione nazionale del Protocollo di Stato, firmato oggi da Banza Ngoy Katumve, direttore del Protocollo, che così ricostruisce la vicenda.
“Lunedì 15 febbraio 2021, la Direzione ha ricevuto la nota verbale n.prot.219 proveniente dall’ambasciata d’Italia a Kinshasa, inviata lo stesso giorno, con la quale si chiede l’accesso alla sala diplomatica dell’aeroporto internazionale di Ndjili per l’ambasciatore Luca Attanasio, accompagnato dal console Alfredo Russo, e dal carabiniere Vittorio Iacovacci, insieme all’autista Floribert Basunga, che si recheranno a Goma e Bukavu dal 19 al 24 febbraio 2021, avendo come motivo una visita alla comunità italiana delle due città”.
“Nella stessa data, a fine giornata, l’ambasciatore d’Italia ha fatto visita al direttore del Protocollo di Stato per annunciargli che questo viaggio non ci sarebbe più stato e che sarebbe stata inviata a tal fine una nota alla direzione”, si legge nella nota di precisazione.
Per cui, “la direzione è rimasta sorpresa nell’apprendere, nelle prime ore della mattina del 22 febbraio attraverso i media, che l’ambasciatore era stato assassinato mentre era in attesa della nota che annullava la prima. Dopo la verifica, ha appreso che il dramma era avvenuto sulla strada Goma-Rutshuru con un convoglio del Wfp, che non era stato menzionato nella nota verbale”.
Dunque, conclude la nota, “l’Antenna del Protocollo di Stato all’aeroporto di Ndjili è stata contattata per verificare se l’ambasciatore avesse utilizzato la sala per il suo imbarco, come richiesto nella nota verbale, ma gli agenti deputati a questo servizio non l’hanno mai visto imbarcarsi“.
Su tutto pesano, come macigni, le parole della moglie di Luca Attanasio che ha detto, al Corriere della Sera: “Il Pam (Programma Alimentare Mondiale, ndr) non ha organizzato la protezione in modo opportuno. Non hanno fatto quello che va fatto per una zona a rischio. Sicuramente dentro il Pam qualcuno sapeva che la scorta non era efficace“. E, poi, Zakia Seddiki ha aggiunto: “è stato tradito nel senso che chi ha organizzato sapeva che la sicurezza non era nella misura adeguata per proteggere lui e le persone con lui”.
“Luca non ha mai fatto un passo fuori dalla residenza o dall’ambasciata senza la sua scorta e senza i controlli della sicurezza. Si è fidato“, ha concluso, con grande amarezza, la moglie di Attanasio.