Agguato in Congo, gli ostaggi portati nella foresta e uccisi. Con loro doveva esserci anche un console

22 Feb 2021 19:35 - di Bianca Conte
Congo uccisi nella foresta

Agguato in Congo, nella ricostruzione degli eventi, per l’intelligence il commando ha portato gli ostaggi e li ha uccisi nella foresta. Con loro, sembra avrebbe dovuto esserci anche un addetto consolare, Alfredo Russo, scampato all’imboscata perché rimasto a Goma. Sequestrate, invece, altre tre persone che facevano parte del convoglio. La Procura di Roma ha aperto un fascicolo di indagine in relazione alla morte dell’ambasciatore Attanasio e del carabiniere Iacovacci. E inserirà nel procedimento, coordinato dal procuratore capo Michele Prestipino, anche il sequestro di persona con finalità di terrorismo. Sono le ultime acquisizioni dell’intelligence. Che arrivano quando lo choc e il dolore per l’agguato mortale in Congo, in cui hanno perso la vita l’ambasciatore italiano, Luca Attanasio. Il carabiniere della sua scorta, Vittorio Iacovacci. E l’autista, Mustapha Milambo, acquistano a ogni ora che passa consapevolezza dell’orrore che si è consumato. Cosa che non attenua, però, minimamente la portata di sconcerto e di sconforto per la fine violenta di tre vite. L’unica consolazione, semmai, è apprendere che, almeno una persona, nella mattanza di vittime innocenti, si è salvata…

Agguato in Congo, un’imboscata rapida e brutale: gli ostaggi uccisi nella foresta

Del convoglio del World Food Programme nel quale era inserito l’ambasciatore italiano Luca Attanasio, infatti, avrebbe dovuto fare parte anche l’addetto consolare Alfredo Russo. Il quale però, per non meglio precisate ragioni, oggi non si è unito alla spedizione, ed è rimasto a Goma, scampando miracolosamente all’attacco al convoglio delle Nazioni Unite nel Congo orientale. Un blitz rapido. Sanguinario. Eseguito con spietatezza e in spregio di qualunque tipo di remora morale, di qualunque minima parvenza di pietà umana. Nessuna considerazione in merito al fatto che la missione aveva valore umanitario per la stabilizzazione del Paese africano. E allora, sono molti i punti da chiarire su modalità e fine ultimo dell’imboscata letale.

Gli ostaggi portati e uccisi nella foresta: rapimento o scontro a fuoco tra ranger e commando?

Un possibile “riscatto”. Uno “scontro a fuoco” tra ranger ed esercito da una parte, ed un commando dall’altra. Il giallo della scorta. Col passare delle ore iniziano a emergere nuovi dettagli sulla dinamica che ha portato all’assassinio dell’ambasciatore italiano nella Repubblica democratica del Congo, Luca Attanasio, del carabiniere Vittorio Iacovacci e dell’autista congolese, Mustapha Milambo. Del convoglio, apprende l’Adnkronos da fonti di intelligence, avrebbe dovuto fare parte anche l’addetto consolare Alfredo Russo che, invece, è rimasto a Goma. Secondo un portavoce del Virunga national Park, all’interno del quale si è verificata la tragedia, il convoglio del World Food Programme (Wfp) sul quale viaggiava Attanasio, è stato attaccato alle 10.15 a Kibumba, a pochi chilometri da Goma, il capoluogo del Nord Kivu: una zona definita dagli analisti «molto instabile». E dove sono operative oltre 100 milizie, tra cui un gruppo affiliato all’Isis.

6 uomini armati hanno sparato colpi di avvertimento

Come anticipato, però, a parte queste certezze, sulle circostanze esatte dell’attacco rimangono ancora dei punti da chiarire. Il governatore locale, Carly Nzanzu Kasivita, ha affermato che il convoglio, diretto nel territorio di Rutshuru per ispezionare le attività condotte dal Wfp, è stato fermato da un commando di sei uomini armati che hanno sparato colpi di avvertimento. Successivamente hanno ucciso l’autista congolese e condotto il resto del convoglio nella foresta. Mambo Kawaya, presidente dei gruppi della società civile nella zona, ha spiegato ad Actualité.cd, un sito di notizie locale, che c’erano cinque persone nel veicolo di Attanasio quando è stato attaccato. Il governatore, in una dichiarazione riportata dai media congolesi, ha dato credito all’ipotesi che l’obiettivo del commando fosse chiedere un “riscatto”. Precisando che sul posto – una volta allertati – si sono recati i ranger dell’Istituto congolese per la conservazione della natura e militari dell’esercito. «C’è stato uno scontro a fuoco», secondo Kasivita, e «gli aggressori hanno ucciso la guardia del corpo e l’ambasciatore».

Tra i punti da chiarire il giallo della scorta

Resta da sciogliere il nodo sul perché il convoglio si trovasse nella zona senza una scorta. A riguardo, secondo fonti d’intelligence, il governo locale aveva autorizzato il movimento senza scorta del convoglio del Wfp. Anche l’agenzia dell’Onu in una nota ha dichiarato che «precedentemente era stato autorizzato il viaggio su quella strada senza una scorta di sicurezza». «La situazione è molto delicata. Si sta lavorando. Si sta cercando di capire», fanno sapere dal Wfp all’Adnkronos. Ma questa versione dei fatti non è confermata dalla polizia congolese. Il generale Abba Van, citato dall’agenzia tedesca Dpa, ha sostenuto che le forze di sicurezza non erano state informate della visita dell’ambasciatore nella zona. E si detto «sorpreso» del fatto che il diplomatico si fosse recato nella regione senza una scorta nutrita.

L’intelligence sulla pista dei ribelli ruandesi di etnia Hutu

Sulla responsabilità dell’attacco la nostra intelligence al momento sembra privilegiare la pista che porta alle Forze democratiche per la liberazione del Ruanda (Fdlr-Foca), principale gruppo residuo di ribelli ruandesi di etnia Hutu. Ad avvalorare la tesi sono state le dichiarazioni del governatore del Nord Kivu, secondo cui uno dei sopravvissuti ha confermato che gli aggressori si sono parlati in kinyarwanda, lingua parlata in Ruanda e nei territori confinanti di Uganda e Repubblica democratica del Congo. E hanno parlato con gli ostaggi in swahili. Poi, le parole hanno lasciato il posto agli spari. E all’orrore di un attacco i cui echi di dolore e morte deflagreranno a lungo nell’aria…

 

 

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