Centrodestra, compatti sì ma Giorgia Meloni deve alzare la voce con Romani: il voto unica via
Se vogliamo dare davvero l’immagine di una coalizione compatta, va benissimo andare al Colle per le consultazioni tutti insieme, ma poi, una volta usciti, non possiamo dire cose diverse e dividerci tra chi vuole il voto e chi preferisce un governo di unità nazionale. Un punto che non poteva non essere chiarito al vertice pomeridiano del centrodestra.
Dibattito acceso sul governo di unità nazionale
Lì, racconta l’agenzia Adnkronos, si è aperto un dibattito serrato, e a tratti molto acceso, sulla linea da tenere. Con Fratelli d’Italia che pretendeva un no senza alternative all’ipotesi di un governo di unità nazionale. E con i rappresentanti di Cambiamo (la formazione di Giovanni Toti) che erano tentennanti.
Le obiezioni di Paolo Romani
Una volta convenuto sulla necessità di presentarsi al Quirinale con una delegazione unica, sarebbe stata Giorgia Meloni a sollevare il problema di rispettare un vincolo di coalizione. Soprattutto dopo le dichiarazioni in ordine sparso degli ultimi giorni. Parole che avrebbero fatto andare su tutte le furie Paolo Romani, senatore di ‘Cambiamo’. Questa la sua posizione: noi siamo e restiamo dell’idea che, di fronte a un’emergenza nazionale come questa del Covid, ci sia bisogno di un esecutivo di unità nazionale. Pronta la replica della Meloni: il voto è la via maestra indicata da tutti i partiti della coalizione e va rispettata.
Salvini e Meloni chiamano Toti al telefono
Sulla stessa posizione anche Antonio Tajani: la linea del centrodestra deve essere una sola. Di fronte alle insistenze di Romani e d’accordo con le parole del presidente di Fdi, Matteo Salvini avrebbe deciso con lei di chiamare subito al telefono Giovanni Toti, che aveva staccato il collegamento da remoto, per un chiarimento. Alla fine, raccontano, il centrodestra si sarebbe ricompattato su quello che uno dei partecipanti ha ribadito il ‘lodo Salvini‘.
Un forte no al Conte ter
A conclusione del summit il ‘Capitano’ avrebbe invitato gli alleati a restare compatti in una fase delicata e confusa come questa. Andiamo al Colle tutti uniti a dire un forte no al Conte ter, sia con i ‘responsabili’ che con dentro Renzi, e a ribadire che non si può lavorare in Parlamento con questi numeri.