Tremonti svela dove si nasconde il trappolone del Mes. E spiega qual è l’articolo che può fregarci

8 Dic 2020 17:05 - di Adriana De Conto
Tremonti

Attenzione al trappolone. E’ l’allarme di Giulio Tremonti: se approviamo il Mesl’Europa potrà commissariarci. In estrema sintesi l’ex ministro dell’Economia nei governi Berlusconi spiega qual è lo scenario da evitare in una lunga intervista su Libero. Nella discussione sul  Meccanismo europeo di stabilità, c’è un anello debolissimo,  Giuseppe Conte, un premier che “vota su di un Trattato ma dice che ne vuole un altro, niente male per il leader di un Paese (che è stato) fondatore“.

Mes, Tremonti: quali sono i rischi

La trappola di cui parla l’economista si annida però nell’articolato e nell’allegato: “in specie nell’articolo 3 e nell’Allegato III, negli obiettivi e nei criteri che sono assegnati al Mes“. Che vuol dire? Cosa è contenuto in queste righe? Per il Mes, si prevedono tre applicazioni –spiega-  ovvero Salva-Stati, Salva-banche, Salva-covid. “In Italia si è discusso soprattutto su questa terza opzione, si è auspicata la seconda e il governo ha pensato che fosse possibile ignorare la prima. E questo è stato ed è illogico, perché tutto dipende proprio dal Salva-Stati“, ha insistito.

Mes, Tremonti: commissariamento possibile


Perché il rischio più grande evocato da Giulio Tremonti è quello di un commissariamento dell’Italia da parte dell’Europa: potrebbe accadere? L’ex ministro ha così risposto in  modo inequivocabile: “Basta leggere il Trattato. Articolo 3 e Allegato III. Qui si attribuisce alla struttura del Mes la seguente funzione: “se necessario per prepararsi internamente a poter svolgere adeguatamente e con tempestività i compiti attribuitigli il Mes può seguire e valutare la situazione macroeconomica e finanziaria dei Paesi membri, compresa la sostenibilità del debito pubblico, e analizzare le informazioni e i dati pertinenti“.

Come far scoppiare la crisi finanziaria

Parole inequivocabili secondo l’ex ministro. Che specifica anche come il diritto di voto/veto in questi casi è irrilevante“. Tremonti ricorda infatti come nel mondo finanziario basta un attimo per “far filtrare un documento che generi il panico sui conti di uno Stato e l’Italia ne sa già qualcosa. È questo il metodo ideale per far scoppiare la crisi finanziaria in un Paese. Non puoi mettere il veto alla crisi che ti arriva addosso, non si tratta quando hai la testa nella bocca della tigre“.

Ma qual è allora la soluzione a questo rebus? I numeri italiani, poi, sono molto avversi. Basta leggere i dati di bilancio scritti dal governo: sul triennio il debito pubblico aumenta di 500 miliardi. Tremonti fornisce la sua ricetta: “Due pilastri: la BCE finché c’è, e il risparmio degli italiani, che è ancora pari al 70% del debito pubblico. Se non si parlasse di patrimoniale e ci fosse un governo capace di raccogliere la fiducia degli italiani, potrebbe essere ripetuta l’esperienza del grande prestito nazionale lanciato nel dopoguerra da Einaudi. Su questo Togliatti, Guardasigilli nel governo ebbe a scrivere: “Il prestito darà lavoro agli operai, gli operai ricostruiranno l’Italia“. Qualcuno gli darà ascolto?

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