Pennacchi ricorda: quando ammazzarono Kennedy il “Secolo” diede per primo la notizia
Antonio Pennacchi prosegue la saga della famiglia Peruzzi nel romanzo La strada del mare (Mondadori). E racconta le vicende di Accio, Manrico, Otello e delle loro sorelle – i figli di Santapace Peruzzi e dello “zio Benassi” – negli anni Cinquanta. Storia familiare che va di paro passo con la storia italiana di quel decennio, fino all’omicidio del presidente Kennedy, nel novembre del 1963. Storie narrate con lo stile tipico, epico e comico allo stesso tempo, dello scrittore vincitore del premio Strega dieci anni fa.
Antonio Pennacchi e il romanzo “La strada del mare”
La strada del mare è quella che da Latina-Littoria porta al mare, a Capoportiere. Costruita anche grazie a uno dei fratelli Peruzzi, Otello. La strada che porta verso le onde, verso un paesaggio fiabesco. Con il lago di Fogliano da un lato e le dune sabbiose dall’altro, il promontorio del Circeo all’orizzonte. Uno spettacolo che incantò anche Jackie Kennedy e il suo illustre consorte.
I Kennedy e Audrey Hepburn a Latina
La strada rappresenta la modernità che avanza, la crescita, il benessere. E si sovrappone alle tradizioni familiari dei Peruzzi, i coloni che avevano bonificato l’Agro pontino. Una strada che ha trasformato la storia di quel pezzo di territorio italiano. Che ne ha segnato lo sviluppo e che ha attraversato i crocevia della storia. L’incontro con i Kennedy, appunto. Ma anche con Audrey Hepburn che regalò il suo abito da sposa a una cugina dei Peruzzi, perché l’incontro con Gregory Peck nel film Vacanze romane aveva mandato all’aria il matrimonio programmato con un inglese.
Il Secolo d’Italia e la notizia della morte di Kennedy
E proprio sull’omicidio di Kennedy Antonio Pennacchi svela un particolare che riguarda il Secolo d’Italia, primo giornale in edicola a dare la notizia dell’attentato. “Da noi – scrive Pennacchi – il Secolo d’Italia riuscì a battere sul tempo, con un’edizione straordinaria, la concorrenza anche dei giornali della sera, che a quell’ora erano già usciti senza la notizia. Loro invece alle nove, in neanche mezz’ora, erano nelle edicole di Roma Termini – “Hanno ammazzato Kennedy” – e da lì in tutte le stazioni ferroviarie del paese, che vennero prese d’assalto”.
L’amico siciliano dei kennedy: Angelo Nicosia
L’attenzione per John Fitzgerald Kennedy da parte del Secolo d’Italia non era una novità all’epoca. Sulle colonne del quotidiano punto di riferimento dei missini scriveva del resto Angelo Nicosia, deputato introdotto nel cerchio magico dei Kennedy alla Casa Bianca. Lo spiega Luciano Lanna in un articolo sul blog Segnavia: “Se alla fine del Novecento i Kennedy verranno inseriti tra le icone progressiste, nei primi anni Sessanta JFK, primo presidente cattolico degli Stati Uniti, deciso anticomunista, protagonista dello scontro su Cuba e famoso per il discorso a Berlino, non veniva certamente considerato come un personaggio di sinistra. Basti ricordare che il suo bestseller “Ritratti del coraggio”, premio Pulitzer negli Usa, venne tradotto da noi dalle Edizioni del Borghese di Mario Tedeschi e Claudio Quarantotto come anche l’altro suo libro “Perché l’Inghilterra dormì”.
“Allo stesso tempo – continua Lanna – un giovane deputato missino di Palermo, Angelo Nicosia, era introdotto nello staff dei Kennedy sin dalla campagna elettorale che portò John alla Casa Bianca. Nicosia, che oltretutto scriveva sul Secolo, vi era stato introdotto da un suo amico, d’origine siciliana e reduce dalla Rsi, Philip Cordaro, il quale nel 1959 aveva anche pubblicato il libro Kennedy“.
L’attenzione della destra per Kennedy
Anche Luigi Battioni ex dirigente missino e giornalista, nelle sue memorie documenta questi intrecci: “I servizi segreti e il governo dell’epoca impazzirono quando Ted Kennedy venne in Italia in visita ufficiale, mentre John era il candidato democratico alla presidenza, facendosi accompagnare ovunque proprio dall’amico Nicosia. I giornali riferivano di questa costante presenza. Una volta, presentato il giovane Kennedy al presidente italiano della Camera, era Giovanni Leone, Nicosia aveva ritenuto doveroso ritirarsi, ma Ted non ne volle sapere e chiese ripetutamente del congressman amico, fino a riaverlo al suo fianco…”.
Dunque Kennedy non era ancora l’icona della sinistra riformista, grazie all’opera propagandistica di Veltroni, ma un personaggio al quale la destra guardava con grande simpatia. Non a caso il racconto di Pennacchi prosegue raccontando le reazioni dei Peruzzi all’omicidio di JFK e il commento a tavola di “zio Benassi”: “I comunisti. So’ stati i comunisti”.