Papa Bergoglio: Benedetto? Padre e fratello. Mi guida l’istinto e lo Spirito Santo
La lotta alla corruzione, i rapporti con il suo predecessore Benedetto XVI, i nemici dentro e fuori dal Vaticano, le incognite sul futuro della Chiesa e sul suo successore, la pandemia: in un lungo e ricco colloquio in esclusiva con l’Adnkronos, Papa Bergoglio affronta molti temi che scuotono in questi mesi il suo Papato. E preoccupano i fedeli.
Paura? “E perché dovrei averne? Non temo conseguenze contro di me, non temo nulla, agisco in nome e per conto di nostro Signore. Sono un incosciente? Difetto di un po’ di prudenza? Non saprei cosa dire, mi guida l’istinto e lo Spirito Santo, mi guida l’amore del mio meraviglioso popolo che segue Gesù Cristo. E poi prego, prego tanto, tutti noi in questo momento difficile dobbiamo pregare tanto per quanto sta accadendo nel mondo”.
È uno dei passaggi del colloquio a tutto campo di Papa Francesco con l’Adnkronos.
”Benedetto mi disse: ecco situazioni più difficili, ora tocca a te”
“All’inizio del mio pontificato andai a trovare Benedetto. Nel passare le consegne mi diede una scatola grande: “qui dentro c’è tutto – disse -, ci sono gli atti con le situazioni più difficili. Io sono arrivato fino a qua. Sono intervenuto in questa situazione. Ho allontanato queste persone. E adesso…tocca a te. Ecco, io non ho fatto altro che raccogliere il testimone di Papa Benedetto, ho continuato la sua opera”, ricorda Bergoglio.
“Benedetto è uomo buono, per me padre e fratello”
“Benedetto per me è un padre e un fratello. Per lettera gli scrivo ‘filialmente e fraternamente’. lo vado a trovarlo spesso lassù. E se recentemente lo vedo un po’ meno è solo perché non voglio affaticarlo – chiarisce Papa Francesco. – Il rapporto è davvero buono, molto buono. Concordiamo sulle cose da fare. Benedetto è un uomo buono, è la santità fatta persona”, aggiunge Bergoglio.
‘Sono arrivati a dire che ho litigato con Benedetto per la tomba’
“Non ci sono problemi fra noi. Poi ognuno può dire e pensare ciò che vuole. Pensi che sono riusciti perfino a raccontare che avevamo litigato, io e Benedetto, su quale tomba spettava a me e quale a lui”.
”Papa Bergoglio: “Chiesa è sempre stata casta meretrix”
“La Chiesa è stata sempre una casta meretrix, una peccatrice. Diciamo meglio: una parte di essa. Perché la stragrande maggioranza va in senso contrario, persegue la giusta via. Però – concede Bergoglio – è innegabile che personaggi di vario tipo e spessore, ecclesiastici e tanti finti amici laici della Chiesa, hanno contribuito a dissipare il patrimonio mobile e immobile non del Vaticano ma dei fedeli. A me colpisce il Vangelo quando il Signore chiede di scegliere: o segui Dio o segui il denaro. Lo ha detto Gesù, non è possibile andare dietro a entrambi”.
”Mia nonna diceva che il diavolo entra dalle tasche. E aveva ragione”
“Mia nonna, che certo non era una teologa, a noi bambini diceva sempre che il diavolo entra dalle tasche. Aveva ragione”, ammette Papa Francesco con l’Adnkronos.
“La Chiesa è e resta forte. Ma il tema della corruzione è un problema profondo, che si perde nei secoli”, sottolinea Bergoglio ricordando che la corruzione nella Chiesa è un “male antico che si tramanda e si trasforma nei secoli”.
“E’ una storia ciclica, si ripete, poi arriva qualcuno che pulisce e rassetta, e di nuovo si ricomincia in attesa che arrivi qualcun altro a metter fine a questa degenerazione”.
”Vecchina in favelas disse: fai assaggiare cibo prima a cagnolino”
“Mi trovavo su un autobus, stavo andando in una favela – ricorda il Pontefice di quando ancora non era Papa – quando venni raggiunto dalla notizia che stava facendo il giro del mondo”: la morte di Giovanni Paolo II.
“Durante la messa – continua Papa Francesco – chiesi di pregare per il Papa defunto. Finita la celebrazione mi si avvicinò una donna poverissima. Chiese informazioni su come si eleggeva il Papa. Le raccontai della fumata bianca, dei cardinali, del conclave. Al che lei mi interruppe e disse: “senta Bergoglio, quando diventerà Papa per prima cosa si ricordi di comprare un cagnolino”. Le risposi che difficilmente lo sarei diventato. E se, nel caso, perché avrei dovuto prendere il cane”.
“Ogni volta che si troverà a mangiare – fu la sua risposta – ne dia un pezzettino prima a lui. Se lui sta bene allora continui pure a mangiare”.
“Era ovviamente una esagerazione – dice ora Bergoglio. – Ma dava conto dell’idea che il popolo di Dio, i poveri fra i più poveri al mondo, aveva della Casa del Signore attraversata da ferite profonde, lotte intestine e malversazioni”.
”Non mi sento solo, tanta gente è con me”
“Se sono solo? Ci ho pensato. E sono arrivato alla conclusione che esistono due livelli di solitudine. Uno può dire, mi sento solo perché chi dovrebbe collaborare non collabora, perché chi si dovrebbe sporcare le mani per il prossimo non lo fa, perché non seguono la mia linea o cose così. E questa è una solitudine diciamo… funzionale. Poi c’è una solitudine sostanziale, che non provo, perché ho trovato tantissima gente che rischia per me, mette la sua vita in gioco, che si batte con convinzione. Perché sa che siamo nel giusto. E che la strada intrapresa, pur fra mille ostacoli e naturali resistenze, è quella giusta”.
“Ci sono stati esempi di malaffare, di tradimenti, che feriscono chi crede nella Chiesa – ricorda Papa Francesco. – Queste persone non sono certo suore di clausura”.
”Non so se vincerò lotta a corruzione, Dio dirà se fatto bene”
La battaglia alla corruzione? “So che devo farla – continua il Pontefice. – Sono stato chiamato a farla. Poi sarà il Signore a dire se ho fatto bene o se ho fatto male. Sinceramente non sono molto ottimista – aggiunge sorridendo. – Però confido in Dio. E negli uomini fedeli a Dio”.
”Il toto papa? Anch’io penso a quel che sarà dopo di me”
“Anche io ci penso a quel che sarà dopo di me. Ne parlo io per primo. Recentemente, nello stesso giorno, mi sono sottoposto a degli esami medici di routine. I medici mi hanno detto che uno di questi si poteva fare ogni cinque anni oppure ogni anno. Loro propendevano per il quinquennio. Io ho detto facciamolo anno per anno, non si mai…”
“Servirebbe comunicazione onesta per dire verità sulla corruzione’
“Non direi il vero, e farei torto alla sua intelligenza se le dicessi che le critiche ti lasciano bene. A nessuno piacciono, specie quando sono schiaffi in faccia, quando fanno male se dette in malafede e con malignità – ammette Papa Francesco. – Con altrettanta convinzione però dico che le critiche possono essere costruttive. E allora io me le prendo tutte perché la critica porta a esaminarmi, a fare un esame di coscienza. A chiedermi se ho sbagliato, dove e perché ho sbagliato, se ho fatto bene, se ho fatto male. Se potevo fare meglio”.
“Il Papa le critiche le ascolta tutte – avverte Bergoglio. – Dopodiché esercita il discernimento, capire cosa è a fin di bene e cosa no. Discernimento che è la linea guida del mio percorso, su tutto, su tutti. E qui – continua Papa Francesco – sarebbe importante una comunicazione onesta. Per raccontare la verità sul quel che sta succedendo all’interno della Chiesa. E’ vero poi se nella critica devo trovare ispirazione per fare meglio, non posso certo lasciarmi trascinare da ogni cosa che di poco positivo scrivono sul Papa”.
Lotta a corruzione con passi piccoli ma concreti
“Non credo possa esserci una sola persona, dentro e fuori di qui, contraria ad estirpare la malapianta della corruzione. Non ci sono strategie particolari. Lo schema è banale, semplice: andare avanti e non fermarsi. Bisogna fare passi piccoli ma concreti – riflette Bergoglio. – Per arrivare ai risultati di oggi siamo partiti da una riunione di cinque anni fa – rivela – su come aggiornare il sistema giudiziario. Poi, con le prime indagini, ho dovuto rimuovere posizioni e resistenze. Si è andati a scavare nelle finanze. Abbiamo nuovi vertici allo Ior. Insomma ho dovuto cambiare tante cose. E tante, molto presto, cambieranno”.
Chiese chiuse? Dopo dura prova fedeli più veri, più autentici’
“Sono giorni di grande incertezza – ammette Bergoglio. – Prego tanto. Sono tanto, tanto, tanto vicino a chi soffre. Sono con la preghiera a chi aiuta le persone che soffrono per motivi di salute e non solo”
Il pericolo di un nuovo lockdown e le ripercussioni sulla Chiesa? “Non voglio entrare nelle decisioni politiche del governo italiano. Ma le racconto una storia che mi ha dato un dispiacere. Ho saputo di un vescovo che ha affermato che con questa pandemia la gente si è ‘disabituata’ – ha detto proprio così – ad andare in chiesa, che non tornerà più a inginocchiarsi davanti a un crocifisso o a ricevere il corpo di Cristo. Io dico che se questa ‘gente’, come la chiama il vescovo, veniva in chiesa per abitudine allora è meglio che resti pure a casa. E’ lo Spirito Santo che chiama la gente. Forse dopo questa dura prova, con queste nuove difficoltà, con la sofferenza che entra nelle case, i fedeli saranno più veri, più autentici, Mi creda, sarà così”, assicura Papa Francesco.