Covid, lo studio: su soldi e cellulari il coronavirus sopravvive anche 28 giorni

12 Ott 2020 16:59 - di Gigliola Bardi
coronavirus cellulari

Fino a 28 giorni. Tanto può sopravvivere il coronavirus su alcune superficie comuni, come lo schermo dei cellulari o una banconota. A rivelarlo è uno studio australiano, dal quale emerge come, anche in questo, il virus si dimostri più resistente di quello delle normali influenze.

Il coronavirus ama il freddo

Lo studio è stato condotto da ricercatori dell’agenzia scientifica nazionale Csiro (Commonwealth Scientific and Industrial Research Organisation) nell’Australian Center for Disease Preparedness (Acdp) a Geelong. Gli esperti hanno rilevato che, oltre alle superfici lisce come l’acciaio o il vetro dei cellulari, il coronavirus si giova anche delle basse temperature.

Superfici lisce e 20 gradi: un habitat ideale

“I nostri risultati mostrano che Sars-CoV-2 può rimanere infettivo sulle superfici per lunghi periodi di tempo, rafforzando la necessità di buone pratiche come il lavaggio regolare delle mani e la pulizia delle superfici“, ha spiegato Debbie Eagles, vice direttore del centro che ha condotto la ricerca, pubblicata sul Virology Journal. “A 20 gradi, che all’incirca – ha chiarito ancora la scienziata – è la temperatura ambiente, abbiamo scoperto che il virus è estremamente robusto. E riesce a sopravvivere per 28 giorni su superfici lisce come il vetro che troviamo sugli schermi dei telefonini e le banconote”. Il virus dell’influenza A, per esempio, in condizioni simili sopravvive 17 giorni.

L’effetto mattatoio: il ruolo di lipidi e proteine

“La ricerca può anche aiutare a spiegare l’apparente persistenza e diffusione di Sars-CoV-2 in ambienti freddi con elevata contaminazione da lipidi o proteine, come gli impianti di lavorazione della carne, e suggerire come potremmo affrontare meglio tale rischio”, ha aggiunto poi Trevor Drew, direttore del centro australiano Acdp, concentrandosi sul ruolo di grassi e proteine nei fluidi corporei che “possono anche aumentare significativamente i tempi di sopravvivenza”.

Il sole uccide il coronavirus

Aumentando la temperatura a 30 0 40 gradi, invece, i tempi di sopravvivenza del virus diminuiscono progressivamente. Anche i raggi Uv, hanno osservato gli esperti, hanno effetti sul virus, inibendolo. Vale a dire che la luce solare diretta può inattivarlo rapidamente. “Mentre il ruolo preciso della trasmissione superficiale, il grado di contatto superficiale e la quantità di virus necessaria per l’infezione devono ancora essere determinati, stabilire per quanto tempo questo virus rimane vitale sulle superfici è fondamentale per lo sviluppo di strategie di mitigazione del rischio nelle aree ad alto contatto”, ha chiarito ancora Eagles.

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