Caso Palamara, Castelli: “I magistrati militanti si scandalizzano, ma affossarono loro la nostra riforma”
“Una cosa va detta subito, apertis verbis: se la riforma che noi avevamo fatto fosse andata avanti il caso Palamara non sarebbe esistito. Perché noi avevamo rivoluzionato completamente il sistema di avanzamento delle carriere”. L’ex ministro della Giustizia, Roberto Castelli, commenta il caos procure rimettendo in ordine i passaggi politici che smascherano l’ipocrisia di quanti, soprattutto all’interno della magistratura, oggi si mostrano scandalizzati. A partire da quella “magistratura militante” che si pose in prima linea per “buttare alle ortiche il nostro lavoro”.
Castelli: “Palamara è solo uno dei tanti”
“Luca Palamara è stato uno dei tanti. La differenza fra lui e gli altri è che all’ex pm hanno messo il trojan e agli altri no. Avessero messo il trojan in altri trenta telefoni ne sarebbero usciti almeno venti di casi simili”, ha detto Castelli in una lunga intervista a Libero. Per questo, ora, per l’ex Guardasigilli “fa veramente specie vedere tutti far finta di essere sorpresi e puntare il dito sull’uomo nero”. E la radiazione di Palamara “è il trionfo dell’ipocrisia“.
Lo scandalo da solo non cambia le cose
“Chiunque si sia occupato di giustizia in questo Paese – ha sottolineato Castelli – sa che si tratta di una pratica comune, perseguita da molti fra coloro che hanno avuto e hanno potere in quell’ambito. Di certo ciò accade fin dai tempi del mio incarico da ministro”. L’emersione dello scandalo, inoltre, per Castelli non cambia di per sé le cose, né le distorsioni del correntismo all’interno del Csm. “I presupposti affinché certe pratiche possano essere perseguite da altri, come è accaduto in tutti questi anni, sono ancora tutti lì”.
Il ruolo della “magistratura militante”
“Un’altra cosa incredibile – ha detto ancora Castelli – è che ho sentito tanti esponenti della magistratura militante dire che la causa di tutto ciò è stata la riforma del 2006. Ma se l’hanno fatta loro?! Quando noi abbiamo perso le elezioni ed è arrivato Mastella ministro della Giustizia – ha ricordato l’ex Guardasigilli – sono stati chiamati diversi esimi magistrati per buttare alle ortiche il nostro lavoro. E proprio con l’aiuto di tutta la magistratura militante è stata fatta questa nuova riforma che oggi loro stessi, cioè coloro che l’hanno fatta, accusano di essere la causa del carrierismo dei magistrati”.
“È morto Sansone, ma i filistei sono ancora lì”
Castelli poi si domanda “perché c’è stato qualcuno che ha deciso di far uscire allo scoperto questa cosa, con tanto di trojan nel telefono di Palamara? Chiunque l’ha ordinato sapeva benissimo che cosa sarebbe venuto fuori”. E ancora: “È interessante capire perché qualcuno dice ‘Muoia Sansone con tutti i filistei’. Resta il fatto che è morto Sansone e i filistei sono ancora lì“. Con un altro elemento di forte criticità a fare da sfondo: quello del rapporto tra politica e magistratura. “Il principio di separazione e di equilibrio fra i poteri è andato a farsi benedire. Oggi il magistrato – ha concluso Castelli – ha tutti i poteri sulla politica, ma la politica non ha alcun potere sulla magistratura“.
E’ un minestrone fatto con tutti i vegetali e legumi disponibili, ma che forse non legavano tra loro o perche’ fuori stagione, ad ogni modo, rimanendo nel tema del minestrone, solo le vecchie nonne sapevano come farlo e quando farlo, se capite la battuta. Buona zuppa.
Nel 2006, il neo insediato governo ammucchiata di Prodi ha fatto cancellare in pochi mesi le riforme che aveva prodotto in cinque anni il precedente governo Berlusconi: Riforma costituzionale, Riforma Castelli sulla giustizia, scalone Maroni , Riforma Moratti sulla scuola, oltre al blocco del ponte sullo Stretto. Il tutto per poi sciogliersi dopo due anni, lasciando macerie. La nostra Costituzione riesce a non far comandare mai nessuno e a lasciare un Paese perennemente allo sbando.