Napoli, camorra e politica: nuova assoluzione in appello per l’ex-sottosegretario Cosentino

29 Set 2020 19:08 - di Francesca De Ambra
Cosentino

Un centro commerciale mai realizzato e una fugace visita al capo area di un’importante istituto bancario, per altro insistentemente sollecitato da un aspirante candidato alle elezioni regionali del 2005 in Campania. Sembra poco, eppure gli erano costati la seconda richiesta d’arresto, rigettata dalla Camera, e una condanna a cinque anni e mezzo di carcere. Oggi, invece, a distanza di tempo, Nicola Cosentino, già sottosegretario all’Economia del governo Berlusconi, si gode l’assoluzione da parte della Corte d’Appello di Napoli. Con lui un’altra ventina di imputati condannati in primo grado. Per Cosentino, a lungo coordinatore regionale in Campania prima di Forza Italia e poi del Pdl, si tratta della seconda assoluzione nel giro di poco tempo.

È già stato assolto definitivamente in un altro processo

La prima, resa definitiva dalla Cassazione, è arrivata un anno è mezzo fa cancellando una condanna ad oltre sette anni di carcere inflitti dal tribunale di Santa Maria Capua Vetere. Anche in quel caso i giudici di secondo grado avevano dato ragione al politico. L’inchiesta, scattata quando l’imputato era ormai un ex-parlamentare, lo aveva ricondotto in carcere dove è rimasto circa quattro anni. All’interno di quelle mura Cosentino ha commesso l’unico reato che gli è costato sin qui una condanna definitiva. Promise favori ad un’agente di polizia penitenziaria in cambio della possibilità di ascoltare musica da un i-pod. In pratica, l’unica condanna passata in giudicato Cosentino l’ha subita mentre era detenuto per fatti ai quali è risultato estraneo con sentenza ormai definitiva.

In primo grado a Cosentino erano stati inflitti 5 anni e mezzo

I suoi guai giudiziari, tuttavia, non sono finiti qui. L’ex-sottosegretario ha infatti sul groppone anche una condanna a nove anni subita in primo grado nel processo Eco4. Anche in quel caso l’accusa è di concorso esterno in associazione mafiosa. La sentenza odierna è invece relativa al processo attivato dall’inchiesta sul centro commerciale mai realizzato e su presunti brogli elettorali avvenuti a Casal di Principe nel corso di una tornata amministrativa. Non a caso, la Dda di Napoli l’aveva ribattezzata Il Principe e la scheda ballerina. A distanza di nove anni, del grande clamore suscitato dal suo avvio, resta solo una flebile eco. E l’immagine distrutta di un uomo pubblico.

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