Indagato Cosentino per ricettazione, manette a carabiniere che lo avvisava

28 Lug 2016 11:24 - di Paolo Lami

Ha consegnato atti di indagine riservati all’ex-parlamentare del Pdl Nicola Cosentino, indagato, nell’ambito della stessa inchiesta coordinata dalla Direzione Distrettuale Antimafia  di Napoli, in stato di libertà per ricettazione aggravata.
Per questo un maresciallo dei carabinieri è stato arrestato e messo ai domiciliari per rivelazione di segreto di ufficio per avere consegnato a Cosentino, la cui casa è stata perquisita da cima a fondo in queste ore, la documentazione di atti riguardanti presunti rapporti con la camorra da parte dell’ex-presidente della Provincia di Napoli Luigi Cesaro.
L’accusa di ricettazione contestata dalla Direzione Distrettuale Antimafia di Napoli all’ex-parlamentare del Pdl Nicola Cosentino, «riguarderebbe delle informazioni riservate rivelate dal maresciallo dell’Arma attraverso una pen drive il cui utilizzo è emerso dall’analisi del computer del politico», spiega l’avvocato Agostino De Caro, legale dell’ex-sottosegretario, interpellato dall’Ansa.
«Il computer – dice De Caro – fu oggetto di accertamento in seguito all’arresto di Cosentino avvenuto il 3 aprile del 2014».
In quella circostanza Cosentino finì in cella nell’ambito di un’indagine della Dda di Napoli sugli affari della società di famiglia, l’Aversana Petroli.
Nel corso dell’operazione furono arrestati anche due fratelli dell’ex-coordinatore campano del Pdl. I carabinieri inoltre perquisirono l’abitazione di Cosentino in via Giannone a Caserta analizzando attentamente il computer. E da lì emerse l’utilizzo della pen drive consegnata dal maresciallo dell’Arma.
Cosentino, che è parente acquisito di diversi camorristi – uno dei suoi fratelli, Mario, è sposato con Mirella Russo, sorella del boss dei casalesi Giuseppe Russo, detto Peppe O’ Padrino, che sta scontando un ergastolo per omicidio e associazione mafiosa – appena pochi mesi fa aveva fatto sapere, dal carcere, quella che era la sua posizione nell’ambito del panorama politico. Al senatore Vincenzo D’Anna che era andato a trovarlo nel carcere di Terni dov’era stato trasferito dopo che si era scoperto che con la complicità di alcuni agenti penitenziari e della moglie riceveva ogni ben di Dio in cella, l’ex-imprenditore del settore petroli assurto alla poltrona di sottosegretario grazie a Silvio Berlusconi aveva detto sostanzialmente: il Cavaliere è finito, il futuro è con Renzi e Verdini.

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