Covid, seconda ondata? Per Ricciardi non è mai finita la prima. Test, lockdown, scuole: le proposte

29 Set 2020 17:59 - di Lorenza Mariani
coronavirus seconda ondata ma per Ricciardi non è mai finita la prima foto Ansa

Covid, Ricciardi: seconda ondata? Non è mai finita la prima. E su test rapidi, tamponi, lockdown, scuole e stadi, detta ricette e proposte, illustrandole in un lungo intervento tv. Dunque, sul Covid, mentre i contagi aumentano ovunque nel Belpaese e si discute di un allarme recrudescenza del virus. Con lo Spallanzani che si prepara al peggio, aumentando il numero di posti letto a disposizione. Per Walter Ricciardi, consigliere del ministro della Salute Roberto Speranza, non saremmo in realtà a una fase di ritorno dell’epidemia. In realtà – dichiara ai microfoni di SkyTg24non è mai finita la prima. Abbiamo appiattito la curva ma tecnicamente l’azzeramento non è mai avvenuto. E ora, dopo i comportamenti estivi e il freddo, il virus è ripartito».

Covid, Ricciardi: seconda ondata? Non è mai finita la prima

Dunque sul Covid, per Ricciardi, chiamato a esprimersi sulla seconda ondata del virus, aumentano i casi di Campania e Lazio, «ma i numeri sono ancora controllabili. Anche se queste regioni hanno visto aumentare i casi di oltre il 100%. Non siamo ancora alla dimensione del lockdown, ma servono misure stringenti» ha poi aggiunto. Specificando comunque che «il lockdown va fatto a misura del focolaio epidemico», ha chiarito Ricciardi. E sempre sottolineando che si tratta «dell’ultima strada», da applicare per spegnere i focolai.

«Riguardo ai posti in terapia intensiva raddoppiati sono tranquillo, ma…»

Riguardo ai posti in terapia intensiva, questi «sono stati raddoppiati, oggi sono più di 10.000 e su quella sono abbastanza tranquillo. Il problema sono i posti in sub-intensiva, i pronto soccorso. Su queste cose l’Italia è a macchia di leopardo: ci sono Regioni pronte e altre ancora impreparate», in particolare per quanto riguarda gli accessi separati tra pazienti sospetti Covid e non. «Occorre quindi – prosegue l’esperto – accelerare i preparativi, per evitare di andare in terapia intensiva».

«I test rapidi sono migliorati ma non sono affidabili al 100%»

Quanto ai «test rapidi sono migliorati notevolmente. Negli aeroporti, nelle scuole e quando bisogna fare analisi su grandi masse di popolazione, diventano un’opzione molto seria. Non sono ancora affidabili al 100%, però consentono sicuramente di identificare i super diffusori e quindi sono uno strumento importante. Per primi al mondo abbiamo iniziato ad utilizzarli negli aeroporti. Stiamo pensando di utilizzarli anche in altri ambienti. Per esempio le scuole».

La proposta di un coordinamento europeo sui tamponi

Uscendo dai confini e parlando degli altri Paesi, Ricciardi ha quindi spiegato che il tampone per chi proviene dalla Gran Bretagna «non è ancora all’ordine del giorno. In questo momento la Gran Bretagna non presenta dati come la Francia e la Spagna, su cui abbiamo preso delle misure adeguate» ha detto l’esperto. «Abbiamo proposto che il meccanismo dei tamponi fosse coordinato a livello europeo – ricorda il consigliere di Speranza – per evitare che dai Paesi dove c’è un’alta circolazione i cittadini arrivino senza controllo».

Sugli stadi: «Non è possibile pensare di aprirli a migliaia di persone»

Poi, sempre sul Covid e la seconda ondata per Ricciardi non ci si può esimere dal parlare di stadi. «Abbiamo privilegiato l’apertura delle scuole mettendo in circolazione dieci milioni di persone all’interno di ambienti chiusi. Ma – prosegue Ricciardi – non è pensabile di aprire a migliaia di persone degli stadi. È qualcosa che in questo momento non è possibile», ribadisce l’esperto, rinviando il problema a quando  sarà lecito ipotizzarlo. Ossia, «nel momento in cui effettivamente continueremo a tenere la circolazione del virus sotto controllo. In questo momento, con i nostri dati e con quelli dei Paesi circostanti, non ci possiamo permettere di abbassare la guardia».

Vaccino anti-influenzale, mancano le dosi in tutto il mondo

L’esperto, infine, è intervenuto anche sulla questione della disponibilità di dosi di vaccino anti-influenza. «Abbiamo aumentato enormemente l’approvvigionamento, ma tutti i Paesi si sono mossi e nel mondo non c’è di fatto neanche una dose di vaccino anti-influenzale. Ma con le dosi che abbiamo, quasi 20 milioni, potranno essere vaccinati gli operatori sanitari. Quelli di pubblica utilità. E tutte le persone fragili, o per età o per malattia. Questo lo possiamo fare: non possiamo vaccinare tutti gli italiani, ma una parte consistente. Cosa che ci consentirà di ridurre notevolmente la circolazione del virus». Ma come si evince chiaramente dalle dichiarazioni di Ricciardi, sul virus è ancora tutto un work in progress. A partire dalla sua definizione. Dalle possibilità di controllo. Dalle suddivisioni in fasi delle emergenze mondiali...

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