Rampelli: «Riprogettare la scuola, il modello pubblico ha perso il suo patrimonio di valori»

20 Ago 2020 14:23 - di Redazione
Rampelli

«La scuola pubblica paritaria, in questa fase, funziona meglio della scuola pubblica statale». Lo ha detto il vicepresidente della Camera e deputato di FdI, Fabio Rampelli, partecipando a un dibattito sulla scuola al Meeting di Comunione liberazione a Rimini. «Lo dico da sostenitore acceso e da genitore, fino a poco tempo fa, della scuola statale. Forse – osserva – una sana competizione con la scuola paritaria potrebbe rappresentare un giusto stimolo per la scuola pubblica statale, in modo che possa riassumere la centralità nel sistema formativo. Possiamo farlo, anche attraverso il sostegno a un sistema plurale che preveda più offerte organizzative e il rispetto del pluralismo culturale, che migliorerebbe di certo le condizioni di studio e le opportunità per i nostri ragazzi».

«Riprogettare la scuola»

Rampelli si dice «d’accordo sulla necessità di riprogettare la scuola. Ma quando l’obiettivo è un progetto nuovo, bisogna anche dotarsi di una strategia. Quello che è mancato in questi anni, al nostro sistema scolastico, è un obiettivo strategico. Se vogliamo buttarla in politica, dico che in questi anni non ci sono state distinzioni tra centrosinistra e centrodestra. Quella che è mancata è l’identità, il non aver valorizzato adeguatamente la cifra della nostra cultura».

Rampelli: «Cosa vogliamo per le future generazioni?»

«Cosa vogliamo noi dalla scuola? Cosa vogliamo per le future generazioni che dalla scuola devono uscire?», ha domandato il deputato di FdI. «Vogliamo solo dei tecnici o peggio dei tecnocrati? Penso che la prima discussione e il primo confronto debba essere questo: cosa fare della scuola. Vogliamo creare persone o vogliamo solo che dalla scuola escano tecnici specializzati, informatici o persone che abbiano solo una competenza specifica?».

Rampelli: «La scuola si preoccupa di  distribuire nozioni»

«Io – afferma ancora Rampelli – sono stato un fervente sostenitore della scuola statale pubblica. Ma oggi devo dire che la scuola pubblica ha disperso un po’ del suo patrimonio di valori, perché si preoccupa principalmente di distribuire nozioni e di dare una formazione di tipo tecnico specifico, basato sulle cosiddette competenze. Tutto ciò che invece è “problematico” è fuori dalla scuola e la scuola non ci fa i conti».

Il rischio delle lezioni da casa

E poi sottolinea: «Non fa i conti con l’uso e l’abuso delle droghe, non fa i conti con la vita, con i sentimenti, o con le degenerazioni tecnologiche dell’informatica. Parlo, ad esempio, come abbiamo ascoltato in queste settimane, dell’ipotesi di fare lezioni da remoto vita natural durante, come risposta a tutti i nostri problemi attuali. Ma così facendo estirpiamo il germe positivo delle relazioni sociali e, quindi, anche delle emozioni. La politica dovrebbe assumersi le responsabilità anche su questo aspetto e fornire delle risposte adeguate su questi temi».

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