In carcere da nove mesi in attesa d’interrogatorio: il calvario giudiziario dell’ex-deputato Pittelli
Brutto affare quando è la realtà a superare l’immaginazione. Molti ancora ricordano il volto impietrito di Alberto Sordi nei panni di Giuseppe Di Noi, geometra italiano arrestato alla frontiera proveniente dalla Svezia, nazione in cui si era trasferito anni addietro. E dove si era sposato con Ingrid, madre dei suoi due figli. La polizia lo porta via per poi sballottolarlo da un carcere all’altro senza che mai qualcuno trovi il tempo e la voglia per spiegargli il motivo di quelle manette. Lo saprà solo quando sarà scagionato: omicidio colposo. Un tedesco era morto per il crollo di un viadotto costruito dall’impresa in cui il «detenuto in attesa di giudizio» lavorava. Solo che l’avevano realizzata quando lui era già volato in Svezia.
Pittelli è rinchiuso nel carcere sardo di Badu e’ Carros
Sarebbe bastato un semplice controllo. Invece attraversa tutti i gironi dell’inferno per uscirne da uomo distrutto nel fisico e nella mente. Questo è il film. Il Giuseppe Di Noi della realtà si chiama invece Giancarlo Pittelli: è un avvocato calabrese passato per gli scranni di Montecitorio sotto le insegne di Forza Italia. Dal 19 dicembre dello scorso anno giace come un oggetto dimenticato in fondo ad una cella del carcere di Badu e’ Carros, in Sardegna. Sul suo capo pendeva l’accusa di associazione di stampo mafioso, poi derubricata a concorso esterno, più quelli di abuso d’ufficio e violazione di segreti d’ufficio. Di questi ultimi due risponde tuttora nonostante il suo presunto complice, il colonnello Naselli, sia stato scarcerato dalla Cassazione.
È accusato di concorso esterno alla mafia
Leggendo le carte i giudici della Suprema Corte si sono accorti che il segreto “violato” campeggiava su tutti i giornali calabresi e persino sul Fatto Quotidiano di un mese prima. Il segreto di Pulcinella, insomma. Ma per Pittelli nulla è cambiato. È sempre lì in attesa d’interrogatorio. Il pm di Sassari si dice pronto a sentirlo, ma l’avvocato detenuto è uno che la sa lunga. Soprattutto, sa che sarebbe del tutto inutile. L’inchiesta Rinascita Scott è un malloppo di trenta tomi sugli intrecci calabri tra massoneria, mafia e politica. L’ha istruito il procuratore Nicola Gratteri. Ed è a lui che il detenuto vorrebbe rispondere per tentare di discolparsi. Inutilmente, almeno finora. Esattamente come il povero geometra del film di Nanni Loy. Qui, però, la realtà ha superato l’immaginazione. E quel che è più brutto è che può capitare a chiunque. Già, in questo senso Pittelli è davvero un(o) Di Noi.