Zangrillo: «Bisogna dire la verità, l’emergenza coronavirus è finita da due mesi»

14 Lug 2020 10:43 - di Massimo Baiocchi
Zangrillo

Un nuovo affondo. «È un mese che in Lombardia non si muore più di Covid, l’emergenza è finita da due mesi». Alberto Zangrillo primario del San Raffaele di Milano, in un’intervista a Il  Tempo, ribadisce la sua idea di una situazione “normalizzata” negli ospedali. E mette in guardia, dal suo punto di vista, contro gli eccessi. «Evitiamo», dice, «di portare al panico e alla morte sociale». Oggi, spiega, «la mia più grande preoccupazione in campo sanitario è riprendere a curare quei malati che, per colpa di Sars-CoV-2, trascuriamo da almeno 5 mesi».

Zangrillo e l’esempio del “nonno di Pierino”

Un passaggio importante riguarda la comunicazione quotidiana dei decessi da Covid. A giudizio di Zangrillo si tratta di «un modo di comunicare scorretto che non rispecchia la realtà», dice il primario. Che subito dopo fa un esempio. «Il nonno di Pierino è coinvolto in un grave incidente stradale sulla tangenziale di Milano. Viene portato in emergenza in pronto soccorso, laddove oltre alle manovre di rianimazione, viene sottoposto, come tutti i pazienti, che entrano in un ospedale italiano, al tampone orofaringeo. Purtroppo, nonostante le cure, il nonno di Pierino, nel frattempo risultato Covid positivo, dopo due giorni viene a mancare in conseguenza del grave trauma subito. La causa di morte del nonno è chiara a tutti ma purtroppo verrà addebitata al virus».

«Precauzioni sì, ma rispettiamo anche la verità»

«Ci interroghiamo tutti i giorni – continua Zangrillo – sul perché di questi dati di cui non abbiamo alcun riscontro nella pratica clinica giornaliera. Ci siamo informati pressogli organismi competenti ed abbiamo ricevuto la conferma». Allo stesso tempo «tutti sanno che in Italia l’eccesso di mortalità da Sars Cov-2 è fortunatamente azzerato da due mesi. Concludendo: bisogna continuare con l’attenzione, il distanziamento massima prudenza, il rispetto delle regole. Ma rispettiamo anche la verità», conclude.

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