Feltri e La Russa all’attacco della Juventus per lo scudetto “arrivato con gli aiutini”

27 Lug 2020 15:33 - di Monica Pucci

Il nono scudetto consecutivo della Juventus, una occasione per qualche considerazione amara di chi, tifoso di Atalanta, Inter e Napoli, questo titolo ha sperato di vincerlo. “La Juventus ha meritato, ma rimane un certo rammarico per quei due rigori a Torino contro l’Atalanta. I bianconeri sono forti, non hanno bisogno di certi aiuti“. E’ il commento di Vittorio Feltri, tifoso dell’Atalanta, all’Adnkronos.

La Juventus e i presunti aiutini degli arbitri

“In Germania con lo stesso regolamento hanno dato 50 rigori, in Italia 150 -continua Feltri-. La Juve è più forte ed è normale che vinca, però proprio per questo non c’è bisogno di aiutarla. Se sono 36 o 38 scudetti? Sono 38, e chi li ha vinti li ha vinti. Dispiace per la Lazio che a un certo punto quest’anno sembrava inarrestabile”.

Intanto l’Atalanta continua a crescere e tornerà di nuovo in Champions League: “Se l’Atalanta potrà lottare per lo scudetto tra un anno? Non esageriamo, l’Atalanta è una squadra di provincia, una squadra piccola. Io mi diverto moltissimo a vederla, ma parlare di scudetto… Magari”, conclude Feltri.

La Russa e lo scudetto regalato alla Juventus

“Per far vincere una Juve così scassata ci vuole un oncorso di colpa di Inter, Lazio e Napoli. Ha vinto la Juve, viva la Juve, ma era una storia già scritta: chi poteva impensierirla dopo il lockdown ha finito per reagire peggio della Juve, che non ha avuto concorrenti. E poi per la Juve, anche quando non ne ha bisogno, si scatena subito l”aiutino'”. E’ il riassunto della stagione che si avvia alla conclusione di Ignazio La Russa, vicepresidente del Senato e tifosissimo dell’Inter.

“L’unico momento in cui è stata in pericolo la sicura vittoria della Juve, almeno in via del tutto teorica, è stato quando se avesse vinto l’Inter si sarebbe portata a 3 punti, cioè due domeniche fa, e subito un gol inesistente contro l’Inter è stato convalidato. Ho scritto che peggio della Juve ci sono solo gli arbitri juventini, anche perché in questo campionato la Juve non ha proprio avuto bisogno di aiuti”, osserva La Russa.

“La Juve, poi, è abituata a giocare con un pubblico tiepido, Inter e Lazio hanno bisogno della spinta del loro pubblico, non sono cosi abituate a vincere come la Juve, che ne può fare a meno e che ha un piccolo stadio. Il lockdown e l’assenza di spettatori per gli stadi chiusi -conclude- sicuramente hanno reso più disattente Lazio e Inter,che hanno sofferto la mancanza di pubblico. La Juve ce l’ha fatta anche quest’anno, vedremo l’anno prossimo”.

I napoletani fanno i complimenti a Sarri, ma…

“Alla persona Sarri vanno tutti i complimenti e gli auguri per questa vittoria, chiaramente per la scelta che ha fatto si tratta di un obiettivo infinitesimale rispetto ai progetti”. E’ all’insegna del fair play il commento dell’attore napoletano Massimiliano Gallo sul titolo conquistato dall’ex allenatore del Napoli.

Proprio alla figura del tecnico di Figline Valdarno e alla sua esperienza all’ombra del Vesuvio era dedicato il documentario “Maurizio, il Sarrismo – Una meravigliosa anomalia“, del quale Gallo era voce narrante, e la cui fortuna cinematografica si è scontrata con la scelta di Sarri di sedere sulla panchina più odiata dai napoletani,
quella della Juventus. Ma davanti al primo tricolore conquistato da Sarri “non c’è acredine anzi gli facciamo i complimenti”, assicura Gallo.

”Chiaramente sa meglio di noi che era l’obiettivo minimo per la Juventus, per cui auguri a lui che non l’aveva mai vinto, ma ora è in un club per il quale come obiettivi è ancora a zero, anche perché ha già perso Supercoppa e Coppa Italia”, quest’ultima in finale proprio contro il Napoli.

Maurizio De Giovanni: “Non è stata certo un’impresa”

”Sono amico di Maurizio Sarri, che è un mio lettore, e sono contentissimo per i suoi successi professionali e personali, ma da qui a ottenere da me una forma di complimento per la squadra che vince il campionato ce ne passa”. Spiega lo scrittore napoletano Maurizio De Giovanni. Un successo, quello bianconero, che però, secondo De Giovanni, non può essere definito “dalle caratteristiche dell’impresa: parliamo -spiega-del nono scudetto consecutivo vinto da una squadra con tre allenatori diversi, cioè tutti quelli avuti in questi 9 anni”.

Considerata l’entità degli investimenti, la potenza di fuoco, la forza consolidata di questa impresa economica, non credo ci sia stata poi tanta differenziazione tra un allenatore e l’altro, così come non ce l’ha tra un calciatore e l’altro o tra un gruppo di calciatori e l’altro. Parliamo di un’impresa che si muove nella consolidata abitudine al successo”, conclude De Giovanni.

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