Si parla di Floyd e Rula Jebreal la spara grossa: “Non dimentichiamo Luca Traini”. Che c’azzecca? Direbbe qualcuno

11 Giu 2020 15:01 - di Lara Rastellino
Rula Jebreal foto Ansa

L’ultimo salto carpiato realizzato dalla bella giornalista Rula Jebreal in diretta tv, è più acrobatico che adeguato alla discussione che si sta svolgendo a favore di telecamera. Una vera prodezza, la definisce in queste ore il sito di Libero. Un’iperbolica dissertazione, quella della giornalista, di cui sfuggono nesso con il dibattito mediatico in corso e significato e fine ultimo del paragone utilizzato ieri. O meglio: forse capiremmo di più e meglio se non fingessimo di non conoscere la facile propensione della cronista di origini palestinesi alla polemica strumentale e di grande appeal radical chic…

In tv si parla di Floyd e Rula Jebreal la spara grossa

L’ultima peripezia dell’infaticabile Rula Jebreal, dunque, ci regala un altro parallelo arditoOspite ad Atlantide per un’intervista, durante il programma condotto da Andrea Purgatori su La7 si parla del brutale omicidio di George Floyd: l’afroamericano morto durante un violento fermo di polizia. La Jebreal, interpellata sulla situazione d’oltreoceano, parte lancia in resta e premette: «È morto un uomo per razzismo, non per coronavirus». Poi, a stretto giro allarga la discussione a un emblematico: «Il video ci fa vedere le due facce degli Stati Uniti». E fin qui tutto ineccepibile. Forse, però, la sua invettiva è ancora troppo nei canoni, deve aver pensato la bella Rula. O almeno, è troppo accademica per quelli che sono i suoi canoni abituali…

Quel paragone ardito di cui sfugge il collegamento…

E così, rincarando la dose, la Jebreal rilancia prontamente: «Donald Trump minaccia la democrazia negli Usa». E già con questa aggiunta alza il tono delle recriminazioni e comincia a lanciarsi in giravolte concettuali e acrobazie dialettiche. Ma è sulla chiusura, però, che assistiamo a un vero e proprio salto carpiato. Dunque, nella chiosa del suo intervento tv, la giornalista si butta senza rete verso un facile sensazionalismo, e abbozza l’ardito paragone: «Non dimentichiamo mai Luca Traini», conclude Rula. A questo punto, la domanda sorge spontanea. E come direbbe il buon Di Pietro: ma che c’azzecca un esaltato che, sull’onda della rabbia per il massacro di Pamela Mastropietro, spara contro i primi immigrati che trova in strada in Italia, con un poliziotto che ha ucciso un afroamericano appena fermato a Minneapolis?

L’ultima gaffe le era costata una figuraccia sui social

Sarà forse perché la scrittrice giramondo, di origine palestinese con cittadinanza israeliana e italiana, il melting pot ce l’ha nel dna. Sarà perché la tendenza a leggere tutto attraverso le lenti del multiculturalismo condiziona ogni sua visione delle cose? O forse sarà perché Rula Jebreal non ama particolarmente il presidente americano Donald Trump e non fa mistero della cosa. E non manca di sottolinearlo ad ogni occasione pubblica e mediatica. Sarà quel che sarà, fatto sta che, dopo l’ultima prodezza dialettica costata all’opinionista tv una figuraccia internazionale, ora la giornalista bissa la performance dell’accostamento arduo parlando della terribile vicenda Floyd. E così, ottiene prima di rinverdire la recente gaffe su una foto ritoccata – lo scatto manipolato apparso su Twitter che affianca una foto di Hitler con la Bibbia in mano a una del presidente americano nella medesima posizione – poi, ci rifà. E ne spara un’altra quasi a caso. O meglio, la Jebreal ne spara un’altra delle sue..

 

Commenti

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  • Marco Angeletti 16 Giugno 2020

    Non merita tutte queste attenzioni da parte dei media, lasciamola cuocere, a fuoco lento, nel suo delirio!