Strage di Bologna, i mandanti si cerchino seriamente: Bellini coi fascisti non c’entra niente

20 Mag 2020 13:29 - di Gabriele Adinolfi
strage di bologna

Tra gli organizzatori dell’operazione “Terrore sui treni” spicca Pietro Musumeci, dirigente del Sismi, che alcuni pentiti hanno riconosciuto nel Dottor Santini, ovvero un agente doppio legato al Kgb. Tra coloro che bonificarono lo scenario alla stazione troviamo il capitano dei Carabinieri Pandolfi, che attiverà poi il depistaggio Ciolini, che si concluderà nel tentativo di eliminazione fisica degli esponenti di Avanguardia Nazionale. L’equazione P2 – neofascisti è un capovolgimento della realtà oggettiva. La partecipazione di vertici dei “servizi deviati” alla strage è plausibile, ma non è affatto incompatibile con la pista rossa.

Bellini un “terrorista nero”?

Veniamo ora al Bellini, a questo “terrorista nero”. Si rivela come tale quando si accusa dell’omicidio del compagno reggiano Alceste Campanile. Lo fa da pentito e senza pagare dazio, con una versione che non ha mai convinto i familiari della vittima. La sua confessione è provvidenziale perché il giovane ucciso si era posto domande imbarazzanti sul sequestro Saronio e sulla strage dell’Italicus. Per il sequestro finirà in carcere proprio uno dei rossi indicati nell’inchiesta Sgrò sull’attentato al treno, l’avvocato Corrado Costa, legato ai servizi cechi. Un altro, il professor Scolari si troverà suicida alla vigilia del suo interrogatorio proprio per il caso Campanile, prima che il Bellini lo chiuda con la sua provvidenziale confessione. Il Bellini in realtà ha un curriculum di bandito, di killer, di infiltrato nella mafia e nella ‘ndragheta per conto dei Ros. Di fascista ha davvero poco. Una presunta appartenenza ad Avanguardia Nazionale, di cui però non conosce né incontra nessuno, tranne, s’insinua, Piero Carmassi di Massa Carrara, che non è un dirigente del movimento ma che, soprattutto, lo smentisce categoricamente davanti agli inquirenti.

I contatti con Cosa nostra

Protetto da ambienti massonici, dopo un tentato omicidio e una plastica facciale, vive tra l’Emilia e il Brasile e compie traffici illeciti. Nel frangente incontra un senatore di destra, Cremisini, di fede monarchica, ma frequenta anche due preti di sinistra, don Braglia e don Artoni che si candida nel partito comunista. Gode anche dell’amicizia illustre di Ugo Sisti, Procuratore di Bologna. Reo confesso di dieci omicidi, il Bellini operò per conto dei Ros in Sicilia durante il periodo della trattativa Stato-Mafia. Subito prima della sentenza per la mancata strage presso lo Stadio Olimpico di Roma, Totò Riina chiese d’intervenire spontaneamente. Disse la sua verità che è quella che segue. Le stragi mafiose sarebbero state suggerite dall’esterno, tramite un contatto attivato da Francesco Di Carlo, detenuto in Inghilterra e cugino del mafioso Nino Gioè. Il Di Carlo avrebbe vantato amicizie in diversi servizi segreti e avrebbe suggerito di ascoltare il Bellini. Che, secondo Riina, avrebbe mal consigliato e ingannato Cosa Nostra, nel senso che ci lascia dedurre. E per conto di chi ci lascia dedurre.

Bellini coi fascisti non c’entra niente

Non sappiamo se questo Bellini fosse a Bologna il 2 agosto del 1980 né se abbia avuto un qualsivoglia ruolo in quella vicenda. Sappiamo però che con i fascisti non c’entra per niente e che, anche in questo caso, la sua eventuale partecipazione non escluderebbe quella di uomini dell’Orchestra Rossa. Ci auguriamo quindi che si proceda realmente per far luce sulle complicità illustri della strage di Bologna. Accantonando definitivamente i sillogismi e i partiti presi che, a furia di fascistizzare tutto, impediscono di dire la verità.

Commenti

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  • Menono Incariola 20 Maggio 2020

    Inimmaginabile che venga fatta chiarezza fintantoche’ l’Italia restera’ nella NATO…