Lo stadio della Roma non si farà: era l’ennesimo bluff della giunta grillina

21 Mag 2020 11:33 - di Maurizio Gasparri

Dice la Raggi che presto ci sarà una riunione per parlare “al momento opportuno” dello stadio della Roma. Possibile che ancora ne parlino? Lo sanno tutti che questo impianto non ci sarà mai. Pallotta, che sognava cattedrali di cemento – nel primo progetto addirittura con grattacieli che non si capisce cosa avessero a che fare con il calcio -, sta cedendo la Roma ma non trova più nessuno a cui venderla.

La Raggi, che non è riuscita nemmeno a tagliare l’erba dei parchi mentre erano chiusi al pubblico, parla di stadi come di grandi opere che lei potrebbe immaginare solo facendosi aiutare da un plastico. Basta con questa storia. Il progetto era sbagliato e lo sanno tutti, senza vie di accesso, in una zona inadatta, con la prospettiva di ingorghi e di difficoltà estreme semmai fosse stato realizzato.

Ora la questione non esiste più. Pallotta, che pensava più allo stadio che alla società di calcio, non ha dovuto nemmeno fare le valige per andarsene perché lui a Roma praticamente non c’è mai stato. La Raggi non saprebbe mettere un chiodo per appendere un quadro, figuriamoci se potrebbe affrontare progetti così impegnativi. Diciamo poi anche un’altra cosa fuori dai denti: chi se ne frega del problema della ricandidatura o meno della Raggi perché i grillini impongono un massimo di due mandati, e la Raggi avendo fatto in passato la consigliera comunale e oggi il sindaco, ha già usufruito del tempo a disposizione.

Che si candidi pure, tanto i grillini, chiunque candidassero, a Roma più del 10 per cento non prenderebbero. Rappresentano una pagina oscura della storia capitolina italiana che va rapidamente archiviata. La Raggi è uno dei principali emblemi di incapacità di questa esperienza. Altro che stadio. Tornasse a giocare con la plastilina, l’unica cosa che forse saprebbe fare.

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