Vaccini per il coronavirus, forse stiamo sulla strada giusta. E c’è un nuovo farmaco antivirale
Uno dei vaccini su cui si lavora per il coronavirus potrebbe essere testato su esseri umani nel Regno Unito. Sono state infatti incoraggianti le ricerche su topi. Scienziati dell’Imperial College di Londra hanno reso noto che gli studi clinici potrebbero svilupparsi in pochi mesi se dovessero essere disponibili finanziamenti sufficienti. «Attualmente abbiamo un prototipo in modelli animali», ha detto il professor Dr Robin Shattock al quotidiano “The Independent”.
Vaccini e possibili cure
La corsa per trovare vaccini non si arrende. «Già subito dopo la scoperta della sequenza virale in Cina, nel settore farmaceutico si è cominciato a lavorare per trovare armi contro il nuovo coronavirus. Due le strade: i vaccini e possibili cure. Noi non molliamo, da casa e sul campo continuiamo a lavorare». Ad assicurarlo all’AdnKronos Salute è Massimo Scaccabarozzi, presidente di Farmindustria.
Quel nuovo farmaco antivirale…
Quanto alle possibili terapie i progetti in campo sono diversi. «C’è un farmaco nuovo, un antivirale, che si sta studiando con il coinvolgimento anche di 5 ospedali italiani. Sono strutture del Nord in prima linea contro la Covid-19, a parte l’Istituto Spallanzani di Roma. C’è il Sacco di Milano, e ospedali da Padova a Parma, passando per il San Matteo di Pavia. Si sta vedendo di trovarne altri». E poi ci sono i farmaci già esistenti.
Alla ricerca dei vaccini che possano funzionare
«Molti sono i potenziali vaccini allo studio. È presto per dire che siamo alla sperimentazione sull’uomo. Ma si sta lavorando da tempo su questo fronte e speriamo a breve di avere notizie. Speriamo che almeno qualcuno di questi progetti vada in porto, che ci sia fra loro un vaccino che possa funzionare».
Task force di emergenza
«C’è una buona collaborazione con le istituzioni. Stiamo lavorando bene con l’Agenzia italiana del farmaco Aifa, che è il nostro punto di riferimento. Ha fatto una task force di emergenza per il coronavirus, che sta affrontando le problematiche della ricerca clinica. E c’è sinergia», riflette Scaccabarozzi. «Possiamo dire che si sta garantendo la continuità dello svolgimento della ricerca clinica».