Oms, Italia: modello per Europa e mondo intero. Intano i medici lombardi denunciano: costretti ad affrontare la catastrofe
Epidemia di coronavirus, l’Oms plaude al modello Italia” e dichiara: «È uno dei Paesi più colpiti, ed è ora la piattaforma di know how in Europa. Quello che stiamo imparando in Italia servirà anche all’Europa e a tutto il mondo. Dobbiamo lavorare mano nella mano, imparando ogni giorno, in ogni settore». A dirlo è Hans Kluge, direttore per l’Europa dell‘Organizzazione mondiale della sanità (Oms) in una conferenza stampa. E a stretto giro, arriva anche la sottolineatura di Dorit Nitzan, coordinatrice per le Emergenze sanitarie dell’Oms Europa, che ha poi fatto notare come «l’Italia ha una popolazione con più anziani di altri Paesi. Come, per esempio, la Corea del Sud ha più giovani e più donne. È un elemento che fa molta differenza e anche per questo dobbiamo sempre guardare alle situazioni singole, paese per paese».
Oms, la piattaforma Italia è modello per l’Europa e per il mondo
Allo stato dei fatti, comunque, un dato è certo e poco declinabile. «L’Europa è l’epicentro della prima pandemia di coronavirus e ogni paese, senza eccezioni, deve intraprendere le sue azioni più audaci per fermare o rallentare la diffusione del virus. L’azione più audace dovrebbe includere l’azione della comunità». Un principio basilare e univocamente valido, ribadito in queste ore ancora una volta sempre da Hans Kluge, direttore per l’Europa dell’Organizzazione mondiale della sanità. Il quale, subito dopo ha aggiunto: «La buona notizia è che la Regione europea è vigile e in guardia. Sono state varate misure di preparazione e risposta a più livelli in tutti i nostri Stati membri. L’epidemia sta progredendo a velocità diverse nei diversi paesi, a seconda della demografia e di altri fattori». Ciò detto, Kluge ha quindi concluso il suo intervento nella conferenza stampa di oggi dichiarando: «Questo è un momento senza precedenti. È importante che i paesi lavorino insieme. Imparino gli uni dagli altri e armonizzino gli sforzi. Il virus può essere respinto dalla solidarietà all’interno delle comunità, all’interno delle Nazioni e all’interno della nostra regione».
La denuncia dei medici lombardi: costretti ad affrontare un rischio catastrofico
Intanto, però, in un Paese messo in ginocchio dall’epidemia. Dove eroici medici e infermieri lavorano senza tregua e i contagi continuano a registrarsi, arriva l’ultima denuncia dai camici bianchi lombardi. I quali, attraverso le parole messe nero su bianco in una lettera da Paola Pedrini, segretario dei medici di famiglia lombardi della Fimmg, hanno lanciato un duro monito alle autorità. partendo dal j’accuse su una serie di “mancanze” da parte di ministero della Salute e della Regione Lombardia. «Hanno fatto in modo che i medici si trovassero ad affrontare un rischio catastrofico senza misure di sicurezza adeguate. Trovandosi nella condizione di essere involontari potenziali vettori dell’infezione» da nuovo coronavirus, che aveva «caratteristiche prima inedite». Una lettera di “diffida e messa in mora”, quella inviata dalla Pedrini, che il sindacato indirizza a dicastero, Regione, Agenzie di tutela della salute (Ats), procuratori della Repubblica, prefetti e Procura generale della Corte dei conti.
Nella lettera i medici chiedono una serie di misure e di interventi
Per questo, poco più avanti, nella stessa missiva i mittenti chiedono che, entro 72 ore, vengano erogati a tutti i camici bianchi di base e di continuità assistenziale di kit protettivi completi. In numero adeguato e di qualità idonea. Chiedono, altresì, di testare l’eventuale contagio di medici, infermieri, personale di studio e, in caso di positività, quello di familiari e conviventi. E di concordare con i sindacati di categoria modalità di arruolamento dei professionisti, di organizzazione e di operatività delle Unità speciali di continuità assistenziale (Usca). Ora si attendono risposte…
Questo paese dimostra sempre più di essere una repubblica delle banane.