La Boldrini trascina l’hater in tribunale e non molla la presa: non ritiro la querela. Perché dovrei?
Non ritira la querela. Non patteggia. Non fa sconti, Laura Boldrini: l’artigiano 58enne di Torano Castello, 35 chilometri da Cosenza, che nell’agosto di 3 anni fa pubblicò un post contro di lei è alla sbarra. E la ex presidente della Camera, subissata dagli oneri processuali che la vedono chiamata in Aula come querelante, non molla la presa. E quando l’avvocato difensore del denunciato le ha chiesto di ritirare la querela, lei ha detto no: «Non vedo perché dovrei farlo», ha luqiodato seccamente la questione…
Laura Boldrini trascina l’artigiano hater in tribunale: ieri l’udienza
«Ti impiccheremo in piazza». Era l’agosto del 2017 quando Vittorio B., artigiano 58enne del Cosentino, scrisse quella frase in un post su Facebook contro l’allora presidente della Camera, Laura Boldrini. Una minaccia che la fondatrice di Leu non lasciò cadere, e che la portò a sporgere querela. Scattò la caccia virtuale all’uomo che poi, individuato dalla polizia postale, venne indagato. E ieri in aula a Cosenza si è presentata la stessa Boldrini per testimoniare e raccontare l’accaduto in prima persona. Come parte lesa. E come attrice di una battaglia contro le ingiurie digitali di cui è stata spesso vittima per le sue posizioni pro-immigrazione selvaggia. Convinzioni e dichiarazioni, quelle della Boldrini in materia, che le hanno provocato non pochi dispiaceri. Molti affronti. Davvero moltissime attestazioni di risentimento e malcontento.
E non fa sconti, a richiesta risponde: «Non ritiro la querela»
L’artigiano cosentino rientra in quella schiera di elettori che si sono sentiti ttraditi, trascurati e offesi dalla politica “pro-migranti” della Boldrini, tanto da passare colpevolmente al contrattacco. Ingiuriando e in molti casi anche minacciando. Così ieri, almeno per il caso dell’artigiano, si è arrivati al redde rationem. E resa dei conti è stata. Tanto che, quando l’avvocato difensore dell’artigiano hater le ha chiesto di ritirare la querela, la Boldrini ha detto no. «Non vedo perché dovrei farlo», ha poi aggiunto. Spiegando come «incoraggiamo spesso le vittime di soprusi e i ragazzi nel mirino dei bulli a denunciare. Sento come madre e rappresentante delle istituzioni il dovere di andare avanti in questo e in altri casi che mi riguardano. Farlo però è necessario anche per tutti coloro che non hanno gli strumenti per difendersi». E, andrebbe aggiunto, neppure i soldi (e l’autorevolezza) per farlo.
Cara Boldrini se ci fosse un premio per la persona più antipatica sarebbe tuo.