Febbre e lacrimazione agli occhi, i test confermano: c’è il primo italiano infettato dal coronavirus
7 Feb 2020 11:43 - di Redazione
Ci siamo: c’è il primo italiano infettato dal coronavirus. L’Istituto Superiore di Sanità lo assevera alla task-force del Ministero della Salute: «L’esito positivo del test su uno dei rimpatriati da Wuhan. Messo in quarantena nella città militare della Cecchignola, conferma il contagio». Il paziente è attualmente ricoverato all’Istituto Nazionale per le Malattie Infettive Lazzaro Spallanzani di Roma con «modesto rialzo termico ed iperemia congiuntivale». Lo sottolinea una nota dell’Istituto Superiore di Sanità.
Il primo italiano infettato dal coronavirus
«L’Istituto sta coordinando l’organizzazione della sorveglianza epidemiologica a livello nazionale. E supporta i laboratori di riferimento regionali per garantire una prima diagnosi tempestiva. Nei casi di positività al primo test l’Istituto effettua le analisi di conferma, comunicandole alla task-force del Ministero della Salute», conclude la nota. In pratica, quindi, il primo contagiato italiano dal coronavirus, un 29enne emiliano. Un ricercatore rimpatriato da Wuhan è in buone condizioni. Asintomatico al momento del rientro in Italia, ora accusa lacrimazione agli occhi e un rialzo febbrile, anche se non particolarmente significativo. E come riporta, tra gli altri, in queste ore il sito de Il Giornale, «l’emiliano aveva iniziato a manifestare i primi sintomi sospetti: una febbre non troppo alta e un problema agli occhi.
I sintomi, la conferma dai test
Sia chiaro, niente di grave, ma comunque segnali preoccupanti. E così il personale con tuta isolante lo ha prelevato e trasferito, in isolamento, nella IV divisione dell’ospedale Spallanzani: il centro nazionale di riferimento per l’emergenza coronavirus. Da lì si è cominciato a temere il peggio. Sono partiti gli accertamenti di rito. In serata è arrivata la doccia fredda della conferma a sospetti e paure: il giovane è positivo al virus cinese. E rappresenta il primo caso di contagio nel nostro Paese. Ora non è da escludere una quarantena. Da estendere, come tutti i controlli e gli accorgimenti preventivi del caso, a tutte le persone che hanno partecipato all’operazione di rimpatrio in Cina. Come a tutti coloro i quali hanno avuto contatti con il gruppo di italiani rientrati a casa.