Libia, Erdogan ora minaccia l’invasione armata del Paese, come in Siria. Ma Onu e Ue che fanno?

14 Gen 2020 13:38 - di Giovanni Trotta
libia haftar

Libia, Haftar non firma. Si va verso un rinvio della conferenza di Berlino, che, seppure non annunciata ufficialmente, avrebbe potuto tenersi domenica 19 gennaio. Lo apprende l’Adnkronos da fonti qualificate, dopo che il generale Khalifa Haftar – che aveva chiesto fino a questa mattina per valutare il documento sul cessate il fuoco – ha lasciato Mosca senza firmare l’accordo, sottoscritto invece dal capo del governo di Tripoli, Fayez Serraj.

Haftar: fuori le milizie dalla Libia

Insomma, il generale Haftar non firmerà alcun accordo di cessate il fuoco per la Libia fino a quando al testo non ”sarà aggiunta una clausola sul disarmo, lo smantellamento e la liquidazione delle milizie”. Lo riferisce l’emittente al-Arabiya, citando fonti dell’Esercito nazionale libico. Secondo le quali Haftar è già rientrato a Bengasi dove sta ”studiando con attenzione i termini dell’accordo per analizzare le lacune” prima di prendere una decisione definitiva. ”Haftar non firmerà il documento a meno che vengano inseriti emendamenti e venga aggiunta una clausola sul disarmo, lo smantellamento e la liquidazione delle milizie”. Lo hanno aggiunto le fonti, spiegando che il generale ”non riconosce” queste milizie ”e non vede stabilità per la Libia fino a quando le milizie non verranno eliminate”.

Libia, ora si rischia l’intervento turco

Il generale Haftar “non ha scampo. Alla fine dovrà firmare l’accordo sul cessate il fuoco, perché se attacca ancora ci sarà una risposta forte sul terreno da parte della Turchia. Che ha rafforzato la propria presenza in Libia con centinaia di soldati”. Lo sostiene Ashraf Shah, ex consigliere dell’Alto consiglio di Stato libico, vicino al governo di accordo nazionale di Tripoli. Shah svela alcuni retroscena della mancata firma da parte di Haftar all’accordo sul cessate il fuoco. “Dopo la dichiarazione russo-turca dell’8 gennaio scorso con l’appello per il cessate il fuoco, il Gna ha subito accettato la proposta per la tregua” – racconta Shah.

“Haftar invece ha rifiutato. Solo sabato scorso, poche minuti prima che scattasse l’entrata in vigore del cessate il fuoco, per via delle pressioni russe, tramite il suo portavoce, ha fatto sapere che avrebbe accettato”. A preparare la bozza dell’accordo, sostiene l’esponente politico libico, “è stata la Russia, senza l’intervento della Turchia, ed il generale l’ha avuta 24 ore prima, avendo dunque modo di esaminarla. La sua speranza era che il premier Fayez Serraj la respingesse, dal momento che alcuni punti non erano stati concordati con il governo di Tripoli”.

Il governo-fantoccio di Tripoli firma l’accordo

E invece Tripoli ha deciso di accettare, mentre il generale – della cui delegazione facevano parte anche “l’incaricato d’affari degli Emirati arabi uniti in Russia e altri quattro inviati emiratini” – ha chiesto più tempo per riflettere. Secondo Shah, “Haftar ha un grande problema con alcune milizie. In particolare con quelle di Tarhouna, che rifiutano qualsiasi cessate il fuoco perché non gioca a loro favore, oltre che con i Paesi che lo sostengono, Emirati ed Egitto”. “Tutte queste preoccupazioni lo hanno indotto a chiedere ai russi di avere qualche giorno in più, per consultarsi con i suoi sponsor, che stanno cercando un modo per fargli salvare la faccia”. Lo sostiene ancora l’ex consigliere, convinto che così facendo Haftar “abbia messo in grande imbarazzo Mosca ed il presidente Vladimir Putin”.

Erdogan minaccia: gli daremo una lezione…

La Turchia minaccia. Ankara infatti è pronta a ”dare una lezione” al generale Khalifa Haftar, che il 4 aprile scorso ha lanciato un’offensiva per la conquista di Tripoli. Inoltre si è rifiutato di firmare l’accordo sul cessate il fuoco in Libia elaborato da Ankara e Mosca. Lo ha dichiarato il presidente turco Recep Tayyip Erdogan intervenendo a una riunione del suo partito, l’Akp, ad Ankara. ”Se gli attacchi di Haftar continueranno, la Turchia non si risparmierà dal dargli una lezione”, ha detto Erdogan, aggiungendo che ”la Turchia resterà in Libia fino a ci sarà garantita la libertà e la stabilità dei libici”.

Commenti

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  • federico 15 Gennaio 2020

    I furbi che hanno voluto eliminare Gheddafi, ora si sentono più sicuri con i turchi?

  • maurizio pinna 14 Gennaio 2020

    Ma cosa volete che combini mai l’ ONU! Li conosciamo i grandi operatori dell’ONU, ne abbiamo un esemplare di spicco anche nella sinistra italiana e che spicco! Pensiamo soltanto che l’intervento in Corea del 1950 fu possibile solo grazie ad un escamotage, infatti la votazione sull’applicazione dell’articolo 6 passò grazie al fatto che quel giorno la Cina era ssente per protesta. Capolavoro di alta diplomazia!