Saluti romani in ricordo di Sergio Ramelli. La procura di Milano chiede il processo per 28 persone
Potrebbero andare a processo con l’accusa di apologia di fascismo. I fatti risalgono alle commemorazioni dell’assassinio di Sergio Ramelli a Milano dello scorso 29 aprile. La procura di Milano ha chiesto il rinvio a giudizio per 29 persone appartenenti a CasaPound, Forza Nuova e Lealtà azione. Colpevoli di aver chiamato il “presente” davanti alla lapide in via Ettore Paladini. Dove il giovane studente di destra, 18 anni, fu ucciso a colpi di chiave inglese da militanti di Avanguardia operaia. Nel mirino i saluti romani durante la cerimonia. Subito dopo il corteo-fiaccolata funestato da scontri di piazza e cariche della polizia. Con un ferito tra i manifestanti tra piazzale Susa e viale Romagna.
Saluti romani e “presente” in onore di Ramelli
Per giorni sindaco, prefetto e questore di Milano hanno negato l’autorizzazione alla manifestazione. Che intendeva “rendere onore a un giovane di 18 anni. La cui sola colpa, come accertato dalla giustizia italiana, di avere aderito al Fronte della Gioventù. Come si legge sull’appello di oltre sessanta esponenti di Fratelli d’Italia in appoggio alla richiesta avanzata dal comitato promotore.
L’omaggio a Ramelli come ogni anno, nella città medaglia d’oro della Resistenza, anche nell’aprile 2019 è stato preceduto da giorni di tensione. Culminati con l’autorizzazione da parte del sindaco Sala di una contro-manifestazione antifà che ha surriscaldato il clima. A Milano è vietato sfilare in corteo per ricordare un ragazzo di destra rimasto sul selciato dall’odio degli anni di piombo. Malgrado gli sforzi della sinistra, in tanti hanno risposto a Milano all’appello per onorare la memoria di Ramelli. Ma quelle braccia tese, nonostante i tanti precedenti di assoluzione, oggi vengono nuovamente processate come una pericolosa riedizione fascista. Il video del “presente” circolato tra i social, oggetto di denunce sdegnate da parte della stampa, ha portato all’apertura del dossier. L’inchiesta per apologia di fascismo è coordinata dal pm Enrico Pavone e dal capo del pool antiterrorismo Alberto Nobili.
Da tempo “non poteva non sapere” e “ ha usato espressioni fasciste” vengono ampiamente impiegate dai giustizialisti giacobini per far condannare degli innocenti: troppa gente viene ormai incarcerata per reati presunti dai sommi sacerdoti della giustizia, coloro che dispongono liberamente ,con il compiacimento o il silenzio assenso di Istituzioni importanti, della vita degli altri.
Sfido chiunque, ad individuare frasi in uso al fascismo che non siano state coniate dal poeta Gabriele D’Annunzio, che come ho già avuto occasione di spiegare con esempi, non aderì mai al fascismo tanto che il duce lo rimarcò. Tra queste frasi vi è “A noi” mentre “presente” è la risposta che si da ad un appello, per cui tutti coloro che rispondono ad un normale appello, nel delirio comunistoide, sono dei “fascisti”. Sono codeste manie l’indicatore che l’Italia è di fatto asservita, anche materialmente ad un regime dittatoriale, che impone leggi inique e non costituzionali, proibisce diritti presumibilmente costituzionali e mette in galera degli innocenti, peraltro consente ad anarchici, sovversivi, clandestini e più in generale sinistri di fare tutto ciò che vogliono, impunemente.
Ma come, si può cantare Bella Ciao per provocare ( non si capisce perché mai le prefetture autorizzino manifestazioni ad alta tensione in contemporanea) ma non si può rendere omaggio ad una vittima? Se Ramelli in vita ha avuto degli ideali di destra, il saluti romano e solo un omaggio ad un defunto, e non è apologia di reato, venendo meno il presupposto dell’istituzione.Ora davvero stanno rompendo !!!
anche l’apologia del comunismo, cioè di una ideologia criminale, andrebbe perseguita penalmente.