Silvia Romano «ostaggio politico»: è accusata dagli islamisti di fare «proselitismo religioso»

19 Nov 2019 9:40 - di Redazione
Silvia Romano

Un «ostaggio politico». Questo sarebbe Silvia Romano, la cooperante italiana sequestrata il 20 novembre scorso nel villaggio di Chakama in Kenya. Attualmente – secondo quanto ricostruito dalla Procura di Roma e dai carabinieri del Ros – è prigioniera in Somalia nella mani di uomini vicini al gruppo jihadista Al-Shabaab, organizzazione somala affiliata ad Al Qaeda.

Silvia Romano individuata come “obiettivo”

La volontaria 24enne, al momento del sequestro, lavorava per la onlus “Africa Milele”. A quanto apprende l’Adnkronos, sarebbe stata individuata come obiettivo da al Qaeda perché i jihadisti ritenevano facesse proselitismo religioso. Una circostanza, questa, che fa della cooperante un ostaggio di particolare valore dal punto di vista della propaganda islamista. Quindi complica un rapimento che si protrae ormai da un anno e per il quale non hanno mai chiesto un riscatto.

Attualmente Silvia Romano si troverebbe nel territorio del South West della Somalia, lo Stato con capitale Baidoa. L’autorità giudiziaria da luglio scorso è impegnata a indagare sul caso, anche su pressione di altre forze occidentali impegnate nell’area. E cioè di britannici, tedeschi, americani. Secondo quanto ricostruito dagli investigatori, la 24enne italiana sarebbe stata portata subito in Somalia da un gruppo di pirati reclutati e organizzati da Al Qaeda per specifici sequestri politici.  Sarebbe gestita «come ostaggio politico, con lo stesso protocollo adottato per le spie». Passa di mano fra diversi gruppi interni ad al Al Shabab per ragioni di sicurezza.

Per l’Italia (che non è nello Stato del South West ma ha una presenza di militari a Mogadiscio nella green zone aeroportuale, dove ha sede anche l’Ambasciata e la rappresentanza della Presidenza del Consiglio) si sono attivati in Somalia il ministero della Difesa e la presidenza del Consiglio con il servizio estero. Intanto, è di queste ore la notizia che la Procura di Roma, che indaga sul caso con i carabinieri del Ros, dopo aver spostato già nei mesi scorsi l’attenzione dal Kenya alla Somalia, avrebbe elementi per confermare che la cooperante sia nelle mani dei jihadisti di Al-Shabaab.

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