Klaus Davi, il vicino di casa: «La vetrata è stata sfondata 5 giorni prima». E lui: «Un dettaglio da non sottovalutare»
Si arricchisce di dettagli l’inquietante episodio di effrazione che ha interessato la casa reggina di Klaus Davi, giornalista e consigliere comunale di San Luca. Un condomino del massmediologo non ha dubbi e ribadisce al canale all-news di Mediaset, TGCom24, che l’atto intimidatorio che ha colpito la casa ad Archi del giornalista italosvizzero è avvenuto almeno 4-5 giorni prima che Davi tornasse a Reggio Calabria: «Ero convinto che fosse stato il vento a spalancare la vetrata. L’ho constatato con i miei occhi e ho perfino tentato di chiudere la finestra da fuori, senza riuscirci. Ovviamente sono pronto a parlarne con gli inquirenti».
Il racconto di Klaus Davi
Nel corso del programma di Mediaset Fatti e Misfatti, il massmediologo e titolare di un’agenzia di comunicazione ha affermato che «il quartiere Archi è estremamente silenzioso. Di notte si sente tutto. Se veramente la finestra è stata divelta cinque giorni prima che io arrivassi il rumore è risuonato per giorni e notti. Credo che non sia un dettaglio da sottovalutare». Davi conferma di non essere stato contattato da nessuno, «nessuna autorità inquirente mi ha ancora chiamato». Proprio in queste ore il magistrato Sebastiano Ardita, membro del Consiglio Superiore della Magistratura, ha dichiarato: «Crediamo non vadano sottovalutate le intimidazioni a Klaus Davi».
La vicenda
La sera di giovedì 15 novembre alle 1.40 circa Klaus Davi ha parcheggiato la propria auto di fianco al lotto 23 del quartiere Archi CEP a Reggio Calabria, si è avvicinato al proprio appartamento su un piano ammezzato e ha scoperto che la veranda della cucina è stata infranta, probabilmente da un masso. La porta è spalancata e agitata dal vento. Il ritmo è continuo e il suono si espande in tutto il rione. affaritaliani.it che lo ha intervistato gli ha chiesto se sa chi potrebbe essere l’autore del gesto.
«Ho pochi dubbi»
E Davi ha risposto: «Io ho pochi dubbi, qualche ragazzo mandato da uno dei tanti boss in circolazione. Il lotto 23 è letteralmente sacro perché ci abita un De Stefano, uno dei capi storici della ‘Ndrangheta figlio di Don Paolino, che per anni e stato il padrone assoluto di Reggio. Proprio di fianco al mio palazzo. Se non fosse come dico io, e cioè che non si muove foglia che la ‘Ndrangheta non voglia, si contraddirebbero decine di inchieste di magistrati e quanto ha scritto e detto la procura in decine di procedimenti nel corso degli anni. Quindi non è che perché arriva Klaus Davi improvvisamente cambiano stile, il messaggio è chiaro».