Toti denuncia: “La fame di poltrone del governo si abbatte anche sui porti, contro le regioni”

16 Ott 2019 19:28 - di Redazione

Altro che autonomia alle regioni, il governo mette le mani anche sui porti. La denuncia, durissima, è del governatore della Liguria Giovanni Toti, che si appella (nuovamente) al Parlamento per evitare abusi contro il territorio.

“Auspichiamo che le Commissioni parlamentari, chiamate ad esprimersi come prevede la legge sulla nomina del nuovo Presidente della Autorità portuale dello Stretto, non vogliano avallare quello che riteniamo un abuso da parte del Governo. Mentre noi chiediamo di avere più voce in capitolo sui Porti e sulle Infrastrutture, per non rimanere vittima di chi non le vuole, questo Governo occupa le poltrone con nomine senza alcun accordo con le comunità locali e le Regioni. Un precedente gravissimo, che espropria le città dei propri porti.

Toti teme l’arrivo di “proconsoli romani”

Il nostro timore è che vengano paracadutati nei porti italiani, da Genova a Venezia a Trieste, proconsoli romani che decideranno le sorti degli scali senza alcuna attenzione per le scelte dei cittadini, senza alcun accordo con Sindaci e Regioni. Altro che Autonomia! Il Governo fermi immediatamente questa scelta incostituzionale, illegittima, anti-democratica”. Così il Presidente della Regione Liguria Giovanni Toti dopo le audizioni in Commissione parlamentare Trasporti dei Presidenti delle Regioni Calabria e Sicilia, riguardo la proposta di nomina del futuro presidente dell’Autorità di sistema portuale dello Stretto, su cui pende un ricorso alla Corte Costituzionale della Regione Calabria.

Rischio di contenzioso alla Corte Costituzionale

Il timore, ovviamente, è che anche questa manovra passi senza che nessuno la ostacoli, almeno nella maggioranza parlamentare. Ormai, quello che si caratterizza sempre più come il governo delle poltrone, sfregia persino il territorio pur di sistemare i propri fedelissimi. E’ un atteggiamento davvero grave, che può avere fortissime conseguenze istituzionali. Le leggi vigenti parlano chiaro, idem per la Costituzione. Se vogliono subire nuovi contenziosi costituzionali davanti alla Consulta, la strada dei ministri di Conte è quella giusta. Ma non certo per le regioni, che preferirebbero un rapporto di leale collaborazione istituzionale.

 

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