Strage di Bologna, donna con passaporto cileno falso di fronte alla stazione

10 Ott 2019 19:07 - di Redazione
Strage di Bologna: quel giorno c'era una misteriosa donna con un passaporto cileno falso che alloggiava proprio in un albergo lì di fronte alla stazione

Una serie di passaporti cileni falsi utilizzati in diversi attentati anche in Italia e, in particolare, un passaporto cileno falso esibito da una misteriosa donna nell’hotel di fronte alla stazione nei giorni immediatamente precedenti la strage di Bologna rimette in discussione la verità sull’attentato che fece 85 morti e oltre 200 feriti.

Non bastava, dunque, il cadavere scomparso di Maria Fresu, una delle 85 vittime di Bologna. Non bastava nemmeno scoprire, dopo 39 anni, che esistono carte dei Servizi segreti – ma leggibili solo dai parlamentari – che raccontano tutta un’altra verità sulla strage alla stazione di Bologna. E rivelano i ripetuti e inascoltati Sos dei nostri Servizi segreti sulle minacce di attentati contro interessi italiani da parte dei terroristi palestinesi.

Nuovo giallo sulla strage di Bologna: spunta un passaporto cileno falso

Ora spunta un nuovo giallo, sul quale non si è mai capito se gli inquirenti felsinei abbiano fatto chiarezza: parliamo della storia di un passaporto cileno falso utilizzato da una donna, ad oggi sconosciuta, che soggiornò in un albergo davanti alla stazione di Bologna nei giorni precedenti la bomba.
Quel passaporto cileno falso su cui vennero fatti accertamenti dalla polizia e dall’Interpol risultò falso, proprio come altri passaporti cileni falsi utilizzati da terroristi palestinesi o filopalestinesi. Terroristi della galassia Carlos e non solo, per trasportare esplosivi, anche in Italia, e compiere attentati contro cittadini inermi.

Una misteriosa donna con passaporto cileno falso alloggiava di fronte alla stazione

Chi era questa misteriosa donna che si è fatta registrare con un passaporto cileno falso? Dov’è finita? È mai stata identificata? I Servizi segreti italiani e stranieri sono a conoscenza della sua vera identità? E soprattutto la magistratura ha appurato chi si nascondesse dietro il nome di Juanita Jaramillo, nata a Santiago del Cile il 1 gennaio 1953? Già, perché la polizia cilena, interpellata all’epoca dai colleghi italiani, fece gli accertamenti richiesti e rispose tramite Interpol alla richieste italiane, come è agli atti del processo sulla strage di Bologna. Quello che invece non si sa è se, su quanto comunicato dai cileni, l’Italia abbia mai fatto accertamenti.

In particolare, il contenuto della risposta venne comunicato prima dal ministero dell’Interno italiano alla Questura di Bologna e al Direttore della Criminalpol in una nota del 20 febbraio 1981. E, poi, dall’Ucigos al Tribunale di Bologna il 3 agosto 1981: il passaporto cileno numero 30435/80 presentato dalla sedicente Juanita Jaramillo al desk dell’hotel Milano Excelsior di Bologna, faceva sapere la polizia cilena, è falso, alterato «dagli stessi possessori o da altre persone».

Chi era la sedicente Juanita Jaramillo con passaporto intestato a un uomo?

Anche un telex dell’allora capo della Polizia Coronas non lascia spazio a dubbi: la «polizia cilena ha fatto conoscere tramite l’Interpol che la nominata Jaramillo Juanita è sconosciuta». E ancora, sempre il capo della Polizia spiega che il passaporto cileno falso numero 30435 è stato in realtà emesso dal Cile a nome di un uomo, Alamos Jordan Francisco Ignacio, e non per una donna.

Capire chi fosse questa donna sarebbe stato fondamentale per le indagini. Anche perché, come emerso in altri fatti di sangue, diversi passaporti cileni falsi sono comparsi negli accertamenti delle forze di polizia di mezzo mondo che hanno dato negli anni la caccia ai terroristi palestinesi. Lo stesso Carlos per muoversi agevolmente e indisturbato in tutto il mondo, Italia compresa, non utilizzava un passaporto cileno falso, ne utilizzava addirittura due.

Tra l’altro, quel che emerge solo ora dalle carte rimaste nei cassetti per quasi quarant’anni diventa sconvolgente alla luce di quanto riportato in un documento esclusivo dell’Fbi in possesso dell’Adnkronos sull’attentato ad un volo Twa partito da Tel Aviv (di cui daremo conto domani), passato per Atene. Arrivato a Roma e da qui ripartito alla volta di New York ma mai atterrato lì al JFK, come previsto dalla tabella di volo. Mai atterrato perché precipitato nel mar Jonio con 88 persone a bordo l’8 settembre 1974. Una strage che ricalca, per molti versi, quella di Ustica.

L’Intergruppo 2 agosto sulla strage di Bologna chiede chiarezza

Sulla vicenda del passaporto cileno falso, i parlamentari componenti dell’Intergruppo “2 agosto” Federico Mollicone, Paola Frassinetti, Isabella Rauti, Galeazzo Bignami chiedono al governo «immediata chiarezza».

«Il premier Giuseppe Conte, che ha tenuto a sé la delega sui Servizi segreti, chiarisca se i nostri apparati di sicurezza avessero contezza di queste evidenze, che cambiano totalmente la narrazione dominante – dicono -. Il ministro Bonafede prenda quindi atto delle nuove evidenze e palesi le eventuali storture del processo e dell’inchiesta. Presenteremo un’interrogazione in tal senso, al fine di raggiungere, finalmente, la verità giudiziaria e storica sulla strage di Bologna. Lo dobbiamo alle vittime e ai loro familiari».

«E’ necessario, quindi, inserire presto in calendario d’Aula la nostra proposta di legge bipartisan per la costituzione di una Commissione parlamentare di inchiesta sulle connessioni del terrorismo interno e internazionale con la strage di Bologna del 2 agosto 1980, la cui attività sarebbe ora d’importanza cruciale», concludono i parlamentari.

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