Mancano gli anestesisti, parto rinviato: la donna perde la bimba. Ora si apre l’inchiesta

11 Ott 2019 11:09 - di Gabriele Alberti
Vibo Valentia

Perdere un figlio a fine gravidanza non si augura al peggior nemico. Sgomento per la tragedia avvenuta nell’ospedale di Vibo Valentia. Il taglio cesareo rinviato all’indomani per mancanza di anestesisti grida vendetta. Una donna a fine gravidanza viene rimandata a casa: «Il cesareo? Domani». Il marito denuncia i medici. Il ministro Speranza invia gli ispettori. Lo sconcerto non cessa. Il rinvio costa la vita alla bimba in grembo della  donna. Una donna di 32 anni  si era presentata il 26 settembre in ospedale e  tutto era sotto controllo. Così le avevano detto i saniteri del nosocomio. L’avrebbero richiamata per il cesareo. Ma nessuno si è fatto vivo. Così, secondo la versione della donna e dei familiari,  si è reata  spontaneamente il 9 ottobre in ospedale. Qui le sarebbe stato detto di tornare il giorno dopo per mancanza di anestesisti per procedere all’operazione. Il giorno dopo, il  10 ottobre, il bambino che portava in grembo era morto.

Vibo Valentia, l’ospedale si difende

Diversa la versione dell’azienda ospedaliera: secondo i medici, la donna non si sarebbe mai presentata il 9 ottobre, e aveva comunque un cesareo programmato già per il 10 ottobre: il feto potrebbe quindi essere morto da giorni. In ogni caso, è stata aperta un’inchiesta interna e una della magistratura. Per far luce sulla vicenda ed appurare i fatti con esattezza, il ministro della Salute, Roberto Speranza, ha immediatamente predisposto l’invio di un’ispezione nell’ospedale di Vibo Valentia.

Il marito della donna è andato in escandescenze –  leggiamo sul  Messaggero. Ha preso a calci e pugni la porta della sala parto e inveito contro  il personale del reparto. Mentre  l’uomo si recava in Questura per ricostruire i fatti, la moglie è rimasta in ospedale, dove è cesareo per l’estrazione del feto morto.

L’ospedale già nell’occhio del ciclone

Nel 2007 il nosocomio fu al centro di un’altra drammatica vicenda, quando si verificò un black out a causa del quale morì la sedicenne Federica Monteleone. Nel momento dell’assenza di energia elettrica veniva sottoposta ad un intervento chirurgico. Avvenire riporta un altro precedente. L’ospedale di Vibo era finito nell’occhio del ciclone in seguito a un blitz dei Nas. Gli agenti avevano trovato nei reparti (tra cui proprio quello di Ostetricia e ginecologia) pareti crepate e ammuffite. Non solo, fili elettrici volanti, cavi scoperti, sporcizia e addirittura intere stanze e ripostigli nel caos.

Sulla vicenda é intervenuto il Direttore generale dell’Azienda sanitaria provinciale, Elisabetta Tripodi. «Nell’esprimere particolare vicinanza alla signora G.M.A e ai familiari per quanto é accaduto, ha immediatamente disposto un’inchiesta interna volta ad accertare i fatti avvenuti». Lo scopo dell’inchiesta é di accertare la veridicità della affermazioni fatte alla polizia dal marito della donna.

Commenti

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  • Giuseppe Tolu 11 Ottobre 2019

    E si eh!? Queste sono proprio quelle cose che mi fanno girare le vasche da bagno. Con tutti i soldi che paghiamo per la sanità già sulla busta paga, di ticket poi non se ne parla e succedono ancora di queste cose? Dove stanno finendo i nostri soldi? Si si, lo sappiamo purtroppo!