Sicurezza, grido di dolore dei medici aggrediti: «Siamo devastati. Ecco cosa chiediamo»

5 Set 2019 18:49 - di Vanessa Seffer

Riceviamo da Vanessa Seffer e volentieri pubblichiamo Caro Direttore

Allerta sicurezza per le sempre più frequenti aggressioni a medici ed operatori del Pronto Soccorso e delle strutture sanitarie. E’ questo il titolo della nota che la Cisl Medici Lazio, nella figura del suo Segretario Generale Luciano Cifaldi, ha inviato al Ministro dell’Interno, ai Prefetti dei cinque capoluoghi di provincia della Regione Lazio ed all’Assessore alla Sanità ed alla integrazione Socio-Sanitaria della Regione Lazio.

Cifaldi ci spieghi il perché di questa iniziativa.

«La richiesta della Cisl Medici Lazio è quella di ripristinare ovvero di attivare ex novo i posti fissi della Polizia di Stato all’interno degli ospedali. L’obiettivo però è più generale ed è anche quello di determinare un sereno e costruttivo confronto finalizzato al raggiungimento di un comune protocollo di intesa con le altre figure istituzionali interessate al fenomeno della violenza contro i medici, protocollo che includa le organizzazioni sindacali rappresentanti dei medici.

I sistemi di controllo interno ed un possibile servizio di security non sono sufficienti a garantire protezione e sicurezza da intrusioni ed aggressioni. La sicurezza non può essere garantita in maniera esclusiva dagli agenti della vigilanza privata in quanto limitati dalle prerogative di legge loro attribuite. Non sono peraltro rari i casi in cui il vigilante stesso intervenuto a calmare gli animi è stato a sua volta aggredito».

E’ stata una estate calda anche su questo fronte. Prevede un autunno ed un inverno altrettanto caldi?

«Non sono ottimista me lo lasci dire. Avverto distrazione in giro, quasi un assuefarsi a notizie del genere. Chi ricorda i recenti gravissimi fatti di Napoli dove un numeroso gruppo di facinorosi, troppo in fretta etichettato come familiari di un paziente quasi a volerne comprendere le motivazioni giustificandone le azioni, ha devastato l’intero pronto soccorso dell’ospedale cittadino dopo aver appreso del decesso di un proprio congiunto? Siamo davvero sicuri che questa ed altre notizie di efferati episodi e di veri e propri crimini siano ancora impressi nella memoria collettiva»?

La Cisl Medici Lazio ha lanciato questo allarme appellandosi alla sensibilità del Ministro dell’Interno e dei Prefetti.

«Il problema esiste, è ampiamente diffuso, la risonanza mediatica è ben percepita e gli effetti devastanti in termini di sicurezza degli operatori e di fiducia nelle Istituzioni sono altrettanto noti. Ma il problema non viene affrontato con gli strumenti idonei che secondo me consistono nell’inasprimento della pena e nella certezza della stessa a carico di chi compie atti di violenza nei confronti dei camici bianchi».

Lei scrive nella nota che l’assenza di presidi di sicurezza con personale della Polizia di Stato, il numero inadeguato di uomini dell’istituto di vigilanza privata ed i limiti imposti dalle funzioni esercitabili dagli stessi si sovrappongono ad un’altra carenza, questa volta di medici specialisti nei Pronto Soccorso, e ciò determina l’instaurarsi di un pericoloso circolo vizioso.

«Si è così. La carenza di medici e di altre figure professionali determina tempi più lunghi di accettazione e di studio dei casi clinici e l’inasprirsi di tensioni con i pazienti e i loro familiari. Come Cisl Medici Lazio riteniamo che siano necessari urgenti provvedimenti e contestualmente chiediamo alla Regione Lazio, e per tramite di questo Ente alle Aziende sanitarie locali ed ospedaliere, di definire uno stanziamento di fondi che preveda un aumento dei capitoli di spesa per implementare il livello di sicurezza almeno delle aree dove insistono i servizi deputati alla emergenza-urgenza. Ben venga l’annunciato aumento delle borse di studio da parte della Regione Lazio per aumentare la disponibilità dei posti nelle scuole di specializzazioni dedicate al settore dell’emergenza. Ben vengano iniziative tese ad esternalizzare alcune attività di Pronto Soccorso anche se sono ben consapevole che questo è argomento che può essere lacerante nel dibattito all’interno delle organizzazioni sindacali e pertanto me ne assumo la titolarità anche alla luce della mia pregressa esperienza manageriale».

E’ davvero convinto che un presidio della Polizia di Stato nelle strutture ospedaliere sia già di per sé elemento deterrente rispetto alle possibili aggressioni a danno del personale?

«Verrebbe da dire che se uno arriva al punto da picchiare un medico in camice bianco che si adopera per la salute quasi certamente potrebbe fregarsene della vista di un paio di poliziotti in divisa visto che alla fine si sa come va a finire….Però il posto di Polizia, oltre che presidio di costante vigilanza per tutto l’ospedale, è altresì punto di prossimità per i cittadini che si recano in Pronto Soccorso per situazioni di difficoltà, quali ad esempio infortunio sul lavoro, incidenti del traffico, episodi di violenza a proprio danno. Poter fornire alla persona che ha subito tali eventi, o ai familiari e accompagnatori, un primo incontro con i funzionari della Polizia di Stato può risultare particolarmente utile per comprendere il percorso amministrativo e giudiziario da seguire. Al tempo stesso per i funzionari della Polizia di Stato c’è la possibilità di avviare con immediatezza, ove necessario, e con la raccolta di immediate testimonianze un percorso di indagini che potrebbero essere determinanti per l’identificazione di persone o rilievi che altrimenti rischierebbero di non essere più nella disponibilità successiva. La categoria medica è impegnata a garantire la sicurezza delle persone che si rivolgono ai servizi di emergenza ospedalieri ma chiediamo che venga anche garantita la sicurezza e l’incolumità fisica di noi medici».

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