Anche dal Piemonte ok al maggioritario. Ora l’Italia potrà scegliere
Il consiglio regionale del Piemonte ha detto sì a tarda sera alla proposta referendaria per l’abrogazione della quota proporzionale del Rosatellum, in modo che la legge elettorale resti con il solo impianto maggioritario. Si raggiunge così, entro il termine fissato per lunedì 30, il numero di cinque regioni necessario per la presentazione del referendum, voluto da Matteo Salvini e condiviso, seppur con diverse sfumature, da tutto il centrodestra. Si potrà respingere così ogni tentativo di restaurazione del proporzionale.
L’opposizione Pd-M5s fa “ammuina”
Al voto in Piemonte si è arrivati oggi, dopo una certa “ammuina” tentata dall’opposizione Pd-M5s, che ha srotolato in aula uno striscione fatto di fogli che riportavano il testo del quesito e poi, in un ultimo disperato tentativo di ostruzionismo, ha chiesto un minuto a testa per il voto, allungando a dismisura i tempi delle operazioni. «È questo il vostro modo di dare il potere al popolo?», è stata la replica della giunta Cirio (nella foto il governatore).
Chiorino: «Una risposta alla deriva antidemocratica»
Nei giorni scorsi avevano già dato il via libera Veneto, Sardegna, Lombardia e Friuli, tutte regioni in cui il centrodestra è maggioranza. Anche sul tema della legge elettorale, dunque, si riafferma la tenuta della coalizione, il cui obiettivo è quello di restituire centralità al voto degli italiani. «Questo referendum è una risposta alla deriva antidemocratica cui assistiamo e che viene attuata attraverso il sistema proporzionale», spiega l’assessore al Lavoro del Piemonte, Elena Chiorino. «Abbiamo già visto due governi formati ribaltando completamente il voto degli italiani, questa non può diventare la normalità. Non possiamo accettare che ciò che è patologico diventi fisiologico», spiega ancora l’esponente di FdI, ricordando però che il suo partito ritiene necessario agganciare il maggioritario, ovvero un sistema di voto che impedisca giochi di palazzo, alla riforma costituzionale in senso presidenzialista.
L’appello di Meloni per il presidenzialismo
FdI ha presentato anche in Piemonte un ordine del giorno in questo senso, mentre è stata la stessa Giorgia Meloni a rivolgere un appello agli alleati perché firmino «un patto anti inciucio: mai più accordi con il Pd, mai più accordi con il M5s. Una legge elettorale che consenta ai cittadini di scegliere con premio di maggioranza, preferenze per scegliere direttamente i parlamentari e soprattutto l’elezione diretta del Capo dello Stato».
E’ una pessima idea.
Ritengo che il maggioritario sia essenziale (non saremmo mai arrivati a svolgere un ruolo significativo nell’amministrazione di città e regioni come nel governo se non ci fosse stata l’adozione della componente maggioritaria nel nostro sistema elettorale); quindi il maggioritario mi va bene. Tuttavia ritengo che la permanenza di una quota proporzionale (più o meno il 25% dei seggi) sia altrettanto essenziale.
Nel maggioritario si fondono tutti i sostenitori di una coalizione, rendendo impossibile far pesare ciascuna componente e dissolvendo così l’identità di ciascuno. La quota proporzionale permette di far notare a tutti quanto pesi il contributo di ciascuna forza politica della coalizione. Questo rende più difficile che le forze egemoni della coalizione decidano di ignorare (in termini di ripartizione delle candidature) le forze minori (delle quali noi facciamo parte).
Personalmente risiedo in una circoscrizione dove la coalizione ha sempre presentato candidati di altre forze; mi è toccato votare per un leghista ‘vecchia maniera’ e persino per un democristiano. La possibilità di mettere la croce sulla fiamma nella quota proporzionale è stato ciò che mi ha permesso sopportare il votare per quei candidati nel maggioritario.
Non dimentichiamoci che abbiamo già fatto l’esperimento della fusione sotto la guida del Franco(Gian) condottiero. Ci sono voluti anni per rimettere insieme i cocci e solo adesso si cominciano a vedere dei risultati (ma per ritornare al punto in cui si era prima di perdere la nostra identità bisognerebbe raddoppiare quello che i sondaggi ci attribuiscono).
L’eliminazione della quota proporzionale porterebbe nuovamente ad una perdita di identità che noi non possiamo permetterci.