Salvini: «Scaldare le poltrone non fa per me. O si agisce o la parola passa al popolo»
«Cosa succederà ora? Non sono fatto per le mezze misure, o le cose si possono fare per intero, oppure star lì a scaldare la poltrona non fa per me». Matteo Salvini, dal palco di Sabaudia, fa subito il punto. È un momento cruciale per le sorti del governo. Di Maio è rimasto a Palazzo Chigi rinviando l’assemblea dei Cinquestelle. Il vertice con Conte ha lasciato l’incognita. C’è tensione. «È indubbio che qualcosa si è rotto negli ultimi mesi», afferma il vicepremier leghista. E avverte: «Ci aspettano mesi impegnativi, dobbiamo fare le cose in maniera energica, decisa, coraggiosa. Se non è possibile, la parola torna al popolo». Poi aggiunge: «È qualche notte che dormo poco e male, sento una grande responsabilità, abbiamo sulle spalle la tensione di un intero paese». E dà la frecciata ai vari Toninelli di turno: «Mi sono imposto di non rispondere agli insulti». E puntualizza: «Mai mi uscirà una parola negativa su Di Maio o su Conte, quello che abbiamo fatto lo abbiamo fatto lavorando insieme».
«Nelle prossime ore si decideranno tante cose». Dopo le tappe del beach tour, in giro per il Sud «saremo a Roma per farci qualche chiacchierata, ci siamo capiti…. Non mi interessano rimpastini o rimpastoni, due ministri in più o in meno, se mi rendo conto che le cose non si possono fare, come in un matrimonio, se si passa più tempo a litigare che ad andare d’accordo e a fare l’amore, è meglio che ci si guardi negli occhi e ci si lasci».
Salvini sull’Europa e sulla Giustizia
«In Europa si convincano che non siamo il centro profughi della Ue», afferma Salvini al microfono. «È stato un anno bello, abbiamo ridotto dell’80% lo sbarco degli immigrati, battaglia quotidiana, Ong per Ong, ma ora grazie al decreto sicurezza gli viene sequestrata la nave e hanno fino a un milione di multa». Il dl sicurezza bis «non è una legge che impedisce di salvare le vite in mare, molto semplicemente voglio stroncare il traffico e mettere in galera gli scafisti».
«È fondamentale un governo compatto che faccia la riforma della giustizia», incalza Salvini. «Se un giudice sbaglia, deve pagare come ogni cittadino al mondo». Il ministro dell’Interno punta il dito contro «una repubblica giudiziaria dove un processo dura a vita, non si gioca con vita e libertà delle persone. Voglio vivere in un paese dove ci sono 60 milioni di presunti innocenti».
«Benito Mussolini capo del governo…, non vado avanti, mi arrestano, mi mettete nei guai». Salvini, in piazza Sabaudia, di fronte alla torre del municipio, legge la scritta sulla torre, che celebra la bonifica pontina del Duce. «Ma è una testimonianza storica – spiega – ma noi guardiamo avanti». Poi scherza: «Come mai la Boldrini non ha ancora abbattuto questa torre?».