L’Osservatore Romano a gamba tesa: «Il limite delle acque territoriali non conta: ecco perché»

6 Lug 2019 17:51 - di Alberto Consoli

Ci risiamo. Sulla situazione navi e migranti entra a gamba tesa l’Osservatore romano con una presa di posizione sconcertante. Per il quotidiano della Santa Sede le leggi e le regole possono essere sovvertite, se c’è di mzzo la povertà. Da quando l’elemosienere del Papa riallacciò l’impianto elettrico nell’abitazione occupata, è diventato un sport molto praticato guardare alle decisioni del governo italiano e istigare a fare il contrario.  «Quando si tratta della povertà e della disuguaglianza non vale il limite delle acque territoriali o della zona Sar di competenza», scrive sull’ Osservatore Romano in un servizio firmato Stefano Semplici dal titolo ‘Restano solo il cielo e i barconi’.

L’analisi dell’Osservatore Romano

Seconda l’osservatore Romano dovremmo rassegnarci ad aprire le porte a tutti. Poco conta che in questi recenti casi nel Mediterraneo sia stato smarscherato nella sostanza l’attacco politico delle Ong al nostro governo. Non fa niente. «C’è un’ingiustizia che grida verso il cielo, mentre per gli ultimi la speranza di una via d’uscita è un posto su un barcone». E non serve neppure per distinguere posizioni e orientamenti, soprattutto quando viene costruita una polarizzazione che si vorrebbe risolutiva perché immediatamente sovrapponibile a uno scontato giudizio morale. I flussi migratori fra le sponde del Mediterraneo sono purtroppo un esempio di questo equivoco, che rende il dialogo sempre più difficile proprio perché gli interlocutori si accusano reciprocamente di scalzare i pilastri della stessa convivenza democratica».

Contro i sovranisti

«Lo spettacolo dei negoziati che si aprono per ‘ricollocare’ 30 o 40 migranti – scrive il quotidiano d’Oltretevere – è umiliante e non ci si può meravigliare che alla fine anche la più solida tradizione di solidarietà e accoglienza vacilli e si allarghi il consenso ai cosiddetti ‘sovranisti’. Si tratta però di dire con chiarezza se si intende questo soccorso in continuità con un elementare dovere di umanità o con la tesi che occorre garantire a tutti la possibilità di cominciare una nuova vita nel paese che preferiscono, perché è questo il ‘nodo’ fondamentale. Se si ritiene che le frontiere non possano comunque essere aperte per chiunque desideri varcarle, il problema diventa immediatamente quello della regolamentazione, dei controlli ed eventualmente delle soglie da fissare, piuttosto che di una pregiudiziale e aggressiva contrapposizione fra visioni del mondo. Si può cominciare a parlare concretamente di questo e su questo, se necessario, andare a un confronto anche molto duro con gli altri paesi europei?».

«Cercano solo di entrare nel mondo dei ricchi»

E’ proprio quello che si sta tentando di fare. Forse all’Osservatore Romano non se ne erano accorti… Conclusione. «Alla luce di questa situazione, perché non dovrebbero partire? In fondo, – rileva il quotidiano d’Oltretevere – Cercano solo di entrare nel mondo dei ‘ricchi’, i cui territori sono peraltro a loro volta segnati dalle ferite sempre più profonde della disuguaglianza e del disagio. Non ce la fanno più ad aspettare di essere “aiutati a casa loro”». Amen.

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