Antidepressivi sotto la lente d’ingrandimento: favorirebbero il rischio di suicidio

25 Giu 2019 15:23 - di Redazione

Antidepressivi sotto la lente. Secondo una metanalisi dell’Alta scuola zurighese di scienze applicate (Zhaw), questi psicofarmaci possono aumentare il rischio di suicidio. Il lavoro, condotto dai ricercatori e dai colleghi dell’ospedale universitario di psichiatria di Salisburgo (Austria), ha preso in esame i dati di numerosi studi clinici con antidepressivi che fra il 1987 e il 2013 sono stati autorizzati dalla Food and Drug Administration (Fda) americana. Risultato: il rischio di suicidio per chi aveva ricevuto antidepressivi aumenta di 2,5 volte rispetto a chi è stato trattato con un placebo. Detto in altri termini: lo 0,8% dei pazienti curati con antidepressivi si sono tolti la vita o hanno tentato il suicidio, mentre nel gruppo di controllo con il farmaco privo dei principi attivi è stato calcolato uno 0,3% di suicidi tentati o messi in atto, secondo la ricerca pubblicata sulla rivista Psychotherapy & Psychosomatics. I pazienti sono stati assegnati a caso al gruppo che ha ricevuto l’antidepressivo o a quello che ha assunto placebo e la scelta non era nota né a loro né ai medici curanti. Ciò permette di escludere altri fattori, sottolinea in una nota la Zhaw.

Lo studio sul suicidio è svizzero-austriaco

Gli autori della ricerca hanno inoltre calcolato che il ricorso agli antidepressivi ha spinto un paziente su 202 a tentare un suicidio che non si sarebbe verificato senza il farmaco. “La nostra analisi non mostra se il pericolo nel resto della popolazione sia lo stesso rispetto agli studi clinici presi in esame”, puntualizza Michael P. Hengartner della Zhaw. “Non possiamo tuttavia escluderlo”. I ricercatori raccomandano perciò una maggiore cautela da parte dei medici e una migliore informazione ai pazienti sui rischi. “Soprattutto all’inizio di un trattamento, quando si cambiano le dosi e quando si interrompe una cura, ci si deve aspettare un aumento del rischio di suicidio”, dichiara Hengartner a Keystone-Ats. “La stragrande maggioranza degli antidepressivi è prescritta dai medici di famiglia”, aggiunge il ricercatore. Nei casi meno gravi di depressione, Hengartner osserva una tendenza alla prescrizione eccessiva di questi psicofarmaci. Spesso non sono soddisfatti nemmeno i criteri diagnostici per la depressione o il disturbo d’ansia, ma il paziente soffre di sintomi non specifici come depressione, preoccupazioni o problemi di sonno. Il trattamento con psicofarmaci è invece necessario nei casi gravi di depressione: questi pazienti devono però essere seguiti da vicino, specialmente nella fase in cui finisce l’uso del farmaco. Il rischio, conclude il ricercatore, è che in determinati casi questi farmaci non siano indicati e possano fare più male che bene.

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