Simone, il ragazzino che difendeva i Rom, scelto come idolo del Concertone di sinistra

1 Mag 2019 17:11 - di Lucio Meo

Sotto la pioggia batte forte il cuore, canterebbe Antonello Venditti, ma quest’anno, oltre alla tradizionale acqua che flagella piazza San Giovanni come sempre accade per il tradizionale Concertone del Primo Maggio, sotto la pioggia la politica “batte” più che mai, con il solito nemico, la destra e Salvini, da attaccare ad ogni monologo che apre e chiude le canzoni. Ambra Angiolini, che indossa una maglia con la sigla dei tre sindacati confederale e Lodo Guenzi con una maglietta con su scritto “Meno rovesci, più diritti”, non sfuggono al solito copione con l’invito ai ragazzi della piazza, affollata, ad ascoltare le parole “perché le parole sono importanti”, ricordando uno dei tormentoni di Nanni Moretti. La politica c’entra fin dall’inizio, con quello slogan, “Lo sgravio è mio e lo gestisco io“, con cui la Angiolini attacca la proposta di sgravi fiscali per l’assunzione di donne per il 2019 e il 2020. Poi Ambra offre un idolo alla piazza, Simone di Torre Maura, quello che aveva difeso i Rom dalle contestazioni della gente di periferia tra cui c’erano anche esponenti di CasaPound. Quanto basta per invitare la piazza a recitare il suo slogan, sul maxi schermo appare la scritta “Non me sta bene che no”, la frase pronunciata dal 15enne mentre discuteva con i contestatori. Ma siamo solo all’inizio, da qui a stasera ci sarà spazio per i temi dei migranti, dei diritti dei gay e dell’antifascismo…

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