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Autonomie, diktat e minacce. Salvini a Di Maio: «Rispetta i patti»

Autonomie, diktat e minacce. Salvini a Di Maio: «Rispetta i patti»

Politica - di Adriana De Conto - 14 Maggio 2019 - AGGIORNATO 14 Maggio 2019 alle 17:06

Non accettiamo diktat. Basta dire sempre no. Il Consiglio dei ministri di lunedì prossimo, l’ultimo prima delle elezioni Europee, sarà l’ennesimo braccio di ferro tra Salvini e Di Maio. Incredibile. Volano parole forti. La riunione a Palazzo Chigi non è ancora ufficialmente convocata, ma una cosa è certa. Matteo Salvini intende registrare un passo avanti sulle autonomie regionali. Lega e Cinque Stelle sul tema stanno consumando una rottura che certamente va al di là delle schermaglie elettorali. A dare il via all’ennesima lite è Luigi Di Maio: di fronte «a una serie di derive a cui ho assistito negli ultimi mesi, io non posso consentire che il Movimento 5 Stelle stia zitto, ad esempio sull’autonomia» è la bordata a Salvini.

M5S: «Non accettiamo diktat»

Risposta: «La parola per noi è un impegno d’onore e ci aspettiamo che tutti mantengono la parola, come per l’autonomia nel rispetto di Veneto, Lombardia, Emilia-Romagna e dei milioni di italiani che la aspettano». E lo stesso vale «per le opere pubbliche». «Basta che tutti siano fedeli e leali, e uomini d’onore, rispettosi della parola data, come abbiamo dimostrato noi della Lega». «Il progetto di autonomia è pronto da mesi, basta che Di Maio lo legga e non faccia perdere altro tempo», dicono i leghisti al Corriere della Sera. Arriva la risposta stizzita del sottosegretario M5S alla Pubblica amministrazione, Mattia Fantinati: «Sull’autonomia non accettiamo diktat, basta fare confusione. Di Maio dice che «non è assolutamente accettabile creare una scuola di serie A o serie B, o una sanità di serie A e serie B».

L’irritazione di Salvini

Matteo Salvini è profondamente irritato: da Legnago, nel Veronese, lanciando la campagna elettorale del candidato sindaco Graziano Lorenzetti, gli risponde duramente: «Di Maio definisce l’autonomia una deriva? Perché deriva? E’ un’emergenza, se i 5 Stelle hanno cambiato idea lo dicano ai veneti, ai lombardi, agli emiliani-romagnoli e anche a tutti le altre regioni che la chiedono. Non si può dire sempre no a tutto. Autonomia significa spendere meno e spendere meglio. Lo Stato da solo non ce la fa, basta guardare le condizioni di alcune strade statali anche qui in Veneto. Le regioni di serie A e serie B esistono oggi senza l’autonomia».

Zaia: «Imbarazzato»

Interviene il  governatore del Veneto Luca Zaia che nelle stesse ore ai cronisti dice: «Ovvio che noi oggi siamo nell’imbarazzo ad avere una componente di governo che non va avanti su questo fronte. Noi i compiti per casa li abbiamo fatti e siamo in grado di divulgare in qualsiasi momento la nostra intesa che abbiamo scritto ed è depositata da mesi». Siamo alla rottura è si tratta di una manfrina? Nei litigi e nelle contraddizioni ha buon gioco  Forza Italia. Marco Marin, deputato azzurro parla al Corriere di «farsa sull’autonomia. Di Maio che la frena e Salvini che dice che si farà. L’autonomia, così come l’abbiamo votata al referendum, con questo governo non arriverà mai. Lega e 5 Stelle dopo le Europee troveranno un compromesso al ribasso, l’autonomia verrà sacrificata sull’altare delle poltrone di governo».

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di Adriana De Conto - 14 Maggio 2019