“Che tempo che fa”, Juncker sbeffeggia l’Italia, straparla sui migranti e Fazio se la gode
L’ennesimo spettacolo indecoroso. Campagna elettorale antisovranista e legnate contro l’Italia. Protagonista Jean Claude Juncker, regia di Fabio Fazio, location Che Tempo che fa. Siamo abitutati a vedere la trasmissione trasformarsi in una tribuna per tifosi anti-italiani, pro-migranti, pro-Europa; e dopo l’intervista in ginocchio al presidente francese Macron pensavamo che il fondo fosse stato toccato. Invece no. Fazio ha consentito al lussemburghese di gettare ombre su ombre sul futuro dell’economia italiana: «La crescita italiana è in ritardo rispetto all’Europa da 20 anni a questa parte. Riteniamo che la crescita dell’Italia arriverà solo allo 0,2%, cioè a zero», ha detto senza mezze misure Juncker, «È una sorta di stagnazione e ciò farà sì che i problemi dell’Italia non possano che crescere. Il governo italiano cerca di prendere provvedimenti che permettano, crede il governo, all’Italia di riprendere a crescere. Voglio crederci ma non ne sono certo».
Fazio in ginocchio
Fazio non ha mai incalzato Juncker, che ha trasformato il suo monologo in un comizio elettorale pro-Europa pro establishment, ricordando quanto l’Italia dovrebbe essere grata a Bruxelles: «Noi della Commissione abbiamo aiutato molto l’Italia», dice senza vergogna proposto della politica sui migranti: «La Commissione ha proposto un sistema di riassegnazione dei rifugiati, ma non tutti i Paesi rispettano la norma giuridica sulla cui base gli Stati membri hanno raggiunto un accordo. La nostra solidarietà con l’Italia è totale». Stendiamo un velo pietoso.
Spot antisovranista
Inevitabile la propaganda antisovranista a poche settimane ormai dal voto. «Me ne frego perdutamente che Orban conduca una campagna contro di me», ha detto Junker. «Mi preoccupo che vada verso un nazionalismo rivolto contro gli altri, che non ammette sul proprio territorio degli sventurati, perché i rifugiati sono degli sventurati». Poi ha fatto un discorso più generale: «Vi sono sovranità nazionali che non critico; io amo le nazioni, le storie, i paesaggi, la cultura, la diversità e bisogna rispettare questi fatti nazionali, ma oltre l’identità nazionale bisogna tener presente l’identità europea». Fazio, che è stato pratiamente prono tutto il tempo, a questo punto ha dato il peggio di sé. Juncker ha avuto l’ipocrisia, almeno, di salutare il pubblico di Raiuno dicendo: «Viva l’Italia». E Fazio deve essersi imbarazzato a tal punto- forse ritenendo l’espressione vagamente sovranista- da correggere subito l’ospite: «Viva l’Europa», risponde chiudendo l’intervista. Mancano la Merkel e Moscovici e il quadretto è completo.