Il braccio di ferro tra Berlusconi e Salvini ora si gioca tutto sulla parola “coglione”

18 Mar 2019 16:19 - di Alessandra Danieli

È un braccio di ferro a distanza. Ognuno che tira da una parte. I due contendenti sono Silvio Berlusconi e Matteo Salvini. Uno attacca, l’altro resiste e viceversa. A ridosso delle europee, il braccio di ferro sta diventando più impegnativo. Volano insulti, anche se “bonari“. E i sondaggi hanno un ruolo cruciale. Il Cavaliere cerca di recuperare terreno, continua ad attaccare ad alzo zero l’unione innaturale tra Lega e 5Stelle, le pessime performance del governo («il peggiore della nostra storia») e la capacità di voto degli italiani che continuano a dare fiducia all’esecutivo gialloverde. «Ho tanta stima per l’intelligenza degli italiani – ha detto Berlusconi –  da pensare che ci siano in giro tanti coglioni che possono votare facendo il loro disinteresse». Pronta la replica di Salvini che in un comizio a Melfi ha rivendicato il buon lavoro del governo e strapazzato il leader di Forza Italia. «Eccolo quel coglione», ha detto il vicepremier leghista dicendo di non essere permaloso, «a livello nazionale la mia parola, il mio impegno non solo con gli alleati, ma con gli italiani, vale più di ogni sondaggio o insulto. Quello che facciamo bene, lo facciamo bene in due». Insomma l’alleanza con i grillini non si tocca, finché ci sarà Berlusconi non potrà più esistere il centrodestra di una volta, anche se a livello locale gli amministratori leghisti governano bene con Lega e Fratelli d’Italia come dimostra la collocazione del Carroccio alle competizioni regionali. Se l’ex premier punta a scardinare l’abbraccio mortale del suo ex alleato con Di Maio, Salvini ribadisce in tutte le occasioni possibili il cambio di passo dal passato e l’intenzione di non allearsi politicamente con Forza Italia. Insulti a parte, i nodi nel centrodestra restano tutti irrisolti. Il leader del Carroccio è costretto a far buon viso a cattivo gioco nascondendo sotto la polvere le fibrillazioni e le fratture interne al governo sui principali temi dell’agenda politica in attesa di una ipotetica e non meglio identificata seconda gamba del centrodestra. Le punzecchiature tra i due sono il segno di una frattura che appare difficile da sanare.

 

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