«Azione giudiziaria contro la Francia che ha protetto i terroristi italiani latitanti»
E ora spunta l’idea, fra i familiari delle vittime del terrorismo riuniti nell’associazione “Anni di Piombo – Osservatorio nazionale per la verità storica”, di chiedere i danni alla Francia per il mancato ritorno in Italia dei terroristi latitanti e protetti da Parigi con la cosiddetta “dottrina Mitterand“.
«Ho chiesto ai nostri avvocati di studiare un’apposita azione giudiziaria usando i poteri sostitutivi in caso di inerzia della Pubblica amministrazione», rivela Potito Perruggini, presidente di “Anni di Piombo” che tutela gli interessi dei parenti delle vittime del terrorismo.
«Voglio richiedere al governo francese i danni subiti dai cittadini italiani a seguito del mancato rilascio tempestivo dei 15 terroristi ospitati in Francia, considerato che ad alcuni cittadini stranieri neanche precisamente identificati, è stato consentito di citare il governo italiano per il ritardo nello sbarco illegale in Italia», osserva Perruggini.
«Il terrorista pluriomicida Cesare Battisti si appella alla corretta procedura di rientro in Italia. Magari – eccepisce il presidente di “Anni di Piombo” – potrebbe preoccuparsi di fare conoscere agli italiani i dettagli delle “procedure” e i nomi dei “soggetti italiani e stranieri” che hanno agevolato la sua fuga in Francia ed in Brasile?».
Nipote del brigadiere di polizia Giuseppe Ciotta, ucciso a 30 anni nel 1977 dai killer di Prima Linea, Perruggini ha avuto, di recente, uno scontro a distanza con l’ex-presidente Napolitano che, dopo l’arresto di Cesare Battisti e la consegna all’Italia, aveva scritto una lettera a La Stampa per giustificare l’inerzia delle istituzioni italiane e, quindi, anche quella dell’allora inquilino del Quirinale, rispetto all’estradizione di Battisti.
Nella lettera a La Stampa, Napolitano sostenne di aver attuato, da presidente della Repubblica, «iniziative di protesta e di sollecitazione nei rapporti con il presidente Lula, sia per via diplomatica che epistolare» per ottenere dal suo omologo brasiliano «l’estradizione e la consegna alla giustizia italiana del criminale Battisti». Ma, aggiungeva Napolitano per discolparsi, «Ottenni da Lula in tal senso un netto impegno che tuttavia non mantenne, cedendo alle pressioni della componente estremista della sua maggioranza e del suo governo. E credo che abbia avuto modo successivamente di capire il suo errore, finendo per lasciare la paternità e il merito dell’ordine di consegna di Battisti a un capo di governo che oggi esprime un indirizzo politico ben lontano dalla sinistra».
Replicò, a strettissimo giro, Potito Perruggini, presidente di “Anni di Piombo”: «Poco ci importa, come lei ha scritto, che il presidente brasiliano Lula (oggi in carcere per corruzione, ndr) non mantenne gli impegni. Noi familiari delle vittime e cittadini italiani non vogliamo vendetta ma solo giustizia e verità per la riconciliazione. Da chi è scappato, e da chi è uscito presto dal carcere per gli sconti di pena, vorremmo solo la verità su quegli anni. L’ha detto Giovanni Paolo II: “non c’è pace senza giustizia, non c’è giustizia senza perdono», non ci può essere perdono senza verità».
Ora la decisione di Perruggini di citare la Francia per aver ostacolato la cattura dei terroristi italiani proteggendoli.
Napolitano: excusatio non pentita, accusatio manifesta…
A Giorgio Napolitano è riuscito ciò che non riuscì a Palmiro Togliatti, portare i comunisti all’occupazione dello Stato, tutti i gangli vitali del Paese sono feudo degli orfani del comunismo, dai mezzi di informazione, all’apparato giudiziario, al Parlamento , al Senato. Napolitano avvalendosi elle sue prerogative nominò senatori a vita personaggi a lui fedeli, precostituendosi in tal modo un controllo di fatto del Senato cosa che con l’anomalia delle due camere paritarie gli dà la possibiltà di controllare il governo del Paese.