Gli amici radical chic di Battisti alla Bolivia: non datelo all’Italia, lo ucciderà

13 Gen 2019 19:44 - di Paolo Lami

Bugiardi e infami, gli amici radical chic di Cesare Battisti e i vecchi arnesi del collateralismo ideologico dell’eversione rossa non solo lanciano appelli sui Social raccogliendo firme a favore del terrorista assassino invitandolo a tenere duro ma si spingono fino al punto di chiedere alla Bolivia di non consegnarlo all’Italia o al Brasile perché andrebbe incontro a una morte orribile.

Per fortuna di Battisti, l’Italia è un Paese civile così come il suo governo, di gran lunga più civile di quegli ignobili governi – vedi il governo Mitterand, gli altri governi francesi che si sono succeduti e quello di Lula, oggi, fortunatamente, in carcere – che lo hanno protetto, coccolato evitandogli il carcere italiano e garantendogli una copertura logistica, ideologica e forse anche finanziaria.

Uno come il pluriomicida Cesare Battisti, che ha preso parte e fornito copertura armata per 4 omicidi, per poi fuggire dal carcere una volta arrestato può avere solo amici così meschini e intellettualmente disonesti, come lo fu Lula che ne ha protetto la clandestinità rifiutandone l’estradizione e garantendogli di sfuggire fino ad oggi all’arresto beffandosi dell’Italia.

«Tieni duro, Cesare. Con quella gente ci spazziamo il posteriore. Ti tireremo fuori. Solidarity forever», scrivono i suoi amici su un lungo post che sta facendo il giro di Facebook convinti di riuscire, per l’ennesima volta, a sottrarlo alla giustizia italiana.

Nel post si ricostruisce in maniera unilaterale, a beneficio di Battisti, tutta la vicenda giudiziaria dell’ex-leader dei Proletari Armati per il Comunismo, sostenendo che vi siano diverse incongruenze nei vari processi che ha subito in contumacia – essendosi sottratto alla giustizia italiana – e si arriva fino a definire Battisti, con parecchia fantasia, «un uomo solo, spaventato e imprigionato, ogni tanto condannato e ogni tanto assolto», che «si vede indicare, in Italia e nelle parti più marce del mondo, quale pericolo universale».

Il quotidiano Folha de Sau Paulo ha scoperto anche la mobilitazione avviata sul web da amici e sostenitori di Battisti in Brasile affiché la Bolivia gli conceda l’asilo politico.
E, fra questi, spicca il sociologo Carlos Lungarzo, autore di un libro su Battisti e sostenitore della sua innocenza, che, in un lunghissimo post, chiede a tutti di inviare mail all’ambasciata boliviana in favore dell’asilo politico.

«E’ fondamentale tener conto – scrive il sociologo insultando il nostro Paese – che se Battisti sarà riportato in Brasile o consegnato all’Italia, andrà incontro ad una morte orribile».

Lungarzo si rivolge , in maniera deferente e untuosa, «all’Eccellentissimo vicepresidente della Repubblica Plurinazionale della Bolivia, Álvaro Marcelo García Linera» mettendo in fila tutte le sue molto presunte “medaglie ideologiche” – «sono un ex militante socialistaho militato come studente nella 4a Internazionaleho fatto il volontario dell’UNHCR per la protezione dei rifugiati. Per un breve periodo sono stato anche nel MAS, il Movimento per il Socialismo» ricordandogli anche i suoi “meriti” di carriera: «sono un matematico e un sociologo e ho lavorato nelle Università di São Paulo, Rio de Janeiro e Campinas».

«Scrivo questo messaggio, con il massimo rispetto – si genuflette Lungarzo questuando l’intercessione dell’ex-guerrigliero boliviano Garcia Linera in nome della comune ideologia – per chiedere il tuo intervento, nella tua qualità di alta autorità del paese più progressista e socialista dell’America Latina, e anche per le tue condizioni di ex-militante rivoluzionario, che, come molti altri compagni, hanno contribuito che i nostri popoli oggi hanno una società più giusta, più egualitaria e più umana».

Un lungo, insopportabile pippone, per poi andare al punto sempre con lo stesso irritante atteggiamento di deferente sottomissione fantozziana: «Ho saputo che il nostro amico e collega italiano Cesare Battisti, 64 anni, uno scrittore di successo che ha già pubblicato venti libri in diverse lingue (come se questa fosse una condizione per non scontare gli ergastoli, ndr) è, stato arrestato a Santa Cruz de la Sierra poche ore fa. E’ probabile che Battisti quando è entrato in Bolivia non aveva ancora un ordine di cattura spiccato in Brasile – scrive ancora Lungarzo quasi suggerendo al vicepresidente boliviano come comportarsi nei confronti dell’Italia e del Brasile- – E’ necessario verificare che il suo ingresso in Bolivia non è stato illegale. E, comunque, non può essere né deportato né espulso».

«Battisti è stato coinvolto da giovane nelle lotte dei giovani democratici e di sinistra contro le aggressioni fasciste dopo la fine della guerra. In un modo diverso dalla Germania, l’Italia – arriva a sostenere spudoratamente Lungarzo confermando che i cattivi maestri sono sempre dietro l’angolo e che certi docenti, in Italia come in Brasile, dovrebbero essere cacciati a pedate per il modo ideologico e falso in cui insegnano la storia – non ha cercato di rieducare i vecchi fascisti e durante gli anni ’50 e ’60 ha restaurato tutto il loro potere. Ciò ha prodotto il movimento difensivo della sinistra cui appartiene il grande filosofo, ben noto in America Latina, Antonio Negri». Cioè il leader di Autonomia operaia e fondatore di Potere operaio, Toni Negri. Un altro che ha beneficiato della dottrina Mitterand ed è stato a lungo latitante in Francia per non scontare la condanna a 12 anni di carcere per associazione sovversiva e concorso morale in una rapina.

«Per accusare Battisti dei suoi crimini – sostiene Lungarzo con un’arroganza incredibile – il Tribunale di Milano ha usato documenti falsi e lo ha processato in contumacia senza concedergli il diritto ad avere i suoi avvocati. Molti scrittori italiani e francesi hanno denunciato le frodi compiute nei suoi confronti durante i processi».

«Per favore – supplica il sociologo – se lo stato boliviano concede l’opportunità di difendersi in Tribunale,i numero amici brasiliani di Battisti possono preparare la sua difesa».
Poi l’affondo più ignobile e vergognoso che dovrebbe obbligare il governo italiano a rispondere in maniera ufficiale a questo sociologo: «E’ fondamentale che lei sappia che se Battisti verrà riconsegnato al Brasile o all’Italia andrà incontro a una morte orribile. Cesare Battisti ha bisogno del rifugio politico in Bolivia».
Quindi il saluto, come si fa tra vecchi arnesi di sinistra degli anni ’70: «Hasta la Victória Siempre!»

Carlos Lungarzo mette, alla fine del suo lungo e vergognoso post, anche il suo numero personale di telefono brasiliano. Casomai il compagno boliviano Garcia Linera volesse fargli uno squillo: 11-99520-9239.
Dall’Italia bisogna comporre il +55 11 99520 9239….
Diamoci sotto, Lungarzo è vicino al telefono ad aspettare la chiamata di Linera

 

 

 

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