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Tiziano Treu, vicepresidente XI commissione lavoro Senato della Repubblica, oggi, 19 marzo 2012, in occasione del convegno organizzato dal Sole24ore “Tutto pensioni 2012”.
MATTEO BAZZI / ANSA
Tiziano Treu, vicepresidente XI commissione lavoro Senato della Repubblica, oggi, 19 marzo 2012, in occasione del convegno organizzato dal Sole24ore “Tutto pensioni 2012”. MATTEO BAZZI / ANSA

Economia, il Cnel fa le pulci alla manovra. Treu: «Mancano stimoli alla crescita»

Politica - di Michele Pezza - 19 Gennaio 2019 - AGGIORNATO 19 Gennaio 2019 alle 18:02

Bene i “paletti” e le clausole di salvaguardia a tutela dei conti pubblici; male la mancanza di «stimoli» adeguati a far lievitare la crescita. È un giudizio agrodolce, quello sfornato sulla manovra economica dal Cnel, il Consiglio nazionale dell’Economia e del Lavoro scampato per via referendaria all’abolizione preparata da Renzi, oggi presieduto da Tiziano Treu, già ministro del Lavoro con Romano Prodi e inventore dei famosi pacchettiche più di un esperto della materia considera la scintilla da cui ha preso avvio la stagione del precariato in Italia.

Treu: «Bene le clausole di salvaguardia»

Per Treu, è sicuramente un fatto positivo che a guardia di “quota 100” e del reddito di cittadinanza siano state poste alcune misure di contenimento a protezione dei conti pubblici, a cominciare dall’ammontare delle clausole di salvaguardia stimato in complessivi 51 miliardi sommando il prossimo biennio. Significa che se le previsioni del governo sulla crescita o sull’effettivo costo delle due misure simbolo della manovra dovessero rivelarsi errate, i contribuenti italiani ne pagherebbero il prezzo sotto forma di aumento dell’Iva, con tutto quello che una soluzione del genere è destinata a produrre sui consumi e sulla produzione. «Soprattutto con l’aria che tira sul fronte economico, è meglio che queste clausole ci siano», spiega Treu prima di affondare il colpo sulla mancanza di incentivi allo sviluppo: «Il vero punto di crisi di tutta la manovra – incalza il presidente del Cnel – è che non ci sono sufficienti stimoli alla crescita. Ci vorrebbero più investimenti allo sviluppo».

Perplessità su “quota 100” e “reddito”

Nel dettaglio delle due misure simbolo, Treu non nasconde il suo scetticismo. Primo perché «le risorse destinate per l’aiuto ai poveri sono messe in modo indifferenziato» e poi perché «sarà difficile che gli strumenti siano pronti in tempo, per i sevizi all’impiego magari ci vorranno due anni». Per quanto riguarda le pensioni, invece, Treu si limita ad osservare che è difficile quantificare la platea di quanti utilizzeranno la “finestra” aperta dal governo per un ritiro anticipato dal lavoro: «Non si sa quanti beneficeranno di quota 100 perché non ci sono tagli ma dei disincentivi».

 

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di Michele Pezza - 19 Gennaio 2019