Macerata, nel blitz anche 3 pusher nigeriani già indagati per Pamela
Ci sono anche tre pusher nigeriani coinvolti nelle indagini sul massacro di Pamela Mastropietro tra i 27 destinatari di misure cautelari per spaccio di droga eseguite da polizia e carabinieri, coordinati dalla Procura di Macerata nell’ambito dell’attività di contrasto al traffico di sostanze stupefacenti partita dopo l’efferato omicidio di Pamela e la tentata strage contro gli stessi pusher nigeriani da parte di Luca Traini: Innocent Oseghale, in carcere con l’accusa di aver ucciso e fatto a pezzi la 18enne romana, è stato raggiunto da obbligo di dimora. La custodia in carcere è stata chiesta e ottenuta per Awelima Lucky e Lucky Desmond, già detenuti a Ferrara, indagati e scagionati dall’accusa dell’omicidio di Pamela e di recente condannati per spaccio.
L’operazione che ha portato alla luce l’intensissima attività di spaccio della comunità nigeriana della provincia di Macerata dove è stata assassinata Pamela è stata illustrata dal procuratore Giovanni Giorgio con il questore Antonio Pignatone e i vertici di Squadra mobile e carabinieri.
Circa 4mila gli episodi di spaccio gestiti da una rete di spacciatori africani, soprattutto d’eroina, che si erano spartiti la città in tre zone: le “palline” di droga venivano nascoste in bocca.
Arrestati i presunti capi dei pusher nigeriani: Happiness Uwagbale, 19 anni, catturato a Ferrara, e Osas Nelson Adoghe, 35 anni, entrambi nigeriani.
Tutto è partito agli inizi di marzo, in seguito ai gravi fatti di sangue verificatisi con l’omicidio di Pamela Mastropietro e, poi, di conseguenza, con la tentata strage ad opera di Luca Traini.
La Procura di Macerata ha avviato un’articolata indagine che ha portato alla denuncia di 33 persone e all’emissione di 15 misure cautelari personali di cui 13 custodie cautelari in carcere e 2 divieti di dimora.
A fornire il quadro d’assieme agli investigatori sono state le intercettazioni telefoniche ma anche l’utilizzo di strumentazione tecnica altamente sofisticata, di riprese video e di localizzazione gps.
La polizia delegata dalla Procura si è servita di appostamenti, pedinamenti e anche agenti sotto-copertura che hanno acquistato sostanze stupefacenti dagli spacciatori. E’ così venuta alla luce un’intensa attività di spaccio gestita da extracomunitari di origine africana, la maggior parte di nazionalità nigeriana che avevano intessuto una fitta rete di spaccio di eroina in tutta la provincia di Macerata, soprattutto nel Comune di Treia, nella sua frazione Passo di Treia nonché in numerose zone del centro cittadino come i Giardini Diaz, Parco Fontescodella, via Pace, via Roma ma, soprattutto, nei pressi di due istituti scolastici di questo centro: la Scuola Enrico Fermi e l’Istituto Galilei, luoghi frequentati anche da minori.
Gli agenti sono riusciti a documentare la rete di spaccio attraverso telecamere ad altissima risoluzione installate nei luoghi dove si radunavano gli spacciatori nigeriani. Sono state interrogate una cinquantina di persone e sono state intercettate circa quaranta utenze telefoniche. Un’attività di indagine in profondità che ha permesso di accertare circa 1250 cessioni di droga nell’intera provincia in tutte le ore della giornata e con clientela assai variegata, perfino minorenni ai quali i pusher nigeriani cedevano la droga a “basso costo” per invogliarli.
A Macerata? Bene, quindi tutti al macero!