Corsa contro il tempo per Silvia Romano. “I rapitori vogliono venderla ai terroristi islamici”

9 Dic 2018 12:22 - di Davide Ventola

Si stringe il cerchio attorno ai rapitori di Silvia Romano, la cooperante italiana rapita in Kenya lo scorso 20 novembre. La task force formata da unità della polizia e dell’esercito ha isolato la foresta di Boni e le aree confinanti con le contee di Lamu, Garisa e Tana. Gli investigatori, sulla base di avvistamenti compiuti da alcuni pastori, sono certi che la giovane sia ancora viva. E ritengono che gli autori del sequestro avvenuto a Chakama, nella contea di Kilifi, potrebbero ancora essere nascosti nella foresta o potrebbero aver trovato rifugio in una qualsiasi ‘manyatta’ -le comunità formate da gruppi di capanne- nella vasta regine di Garsen, nella contea del fiume Tana. “I rapitori sono nella contea del fiume Tana, hanno difficoltà a reperire mezzi di trasporto. Due loro motociclette, che sono state recuperate dalla polizia, si sono rotte nella foresta”, dice un’anonima fonte investigativa al quotidiano The Nation. È escluso che rapitori ed ostaggio siano arrivati in Somalia. “Sospettiamo che siano nascosti da qualche parte nella foresta, aspettano che il caldo diminuisca per poter proseguire il loro viaggio”, aggiunge la fonte.

La complicità di un ufficiale keniota per il rapimento di Silvia Romano

“L’operazione è stata ostacolata dalle condizioni meteo avverse e dalla rete stradale”, spiega Bernard Leparmarai, comandante regionale. In questo quadro, diventano fondamentali le informazioni che possono essere fornite dai soggetti arrestati. Nelle ultime ore, come ha riferito l’emittente Ntv, la polizia ha catturato un addetto del Kenya Wildlife Service. “Non posso fare ulteriori commenti sulle indagini – aggiunge Leparmarai – Lasciamo che la polizia faccia il proprio lavoro. Continuiamo a pensare che i rapitori siano criminali dediti all’estorsione, che potrebbero pensare di vendere” la ragazza “ai terroristi di al-Shabaab”.

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