Ricordo di Emiddio Novi il 3 dicembre a Napoli: il coraggio, la coerenza

29 Nov 2018 13:33 - di Redazione

Emiddio Novi, venuto a mancare lo scorso 24 agostosarà ricordato il prossimo 3 dicembre, alle ore 11,30 nella Sala dei Baroni del Maschio Angioino, dove amici e colleghi si incontreranno per parlare delle sue idee, del suo coraggio e della sua coerenza. Era nato a sant’Agata di Puglia in provincia di Foggia, il 1 gennaio 1946, ma fu napoletano d’adozione. E’ stato deputato alla Camera nella XII legislatura e dalla XIII alla XV sedette tra i banchi del Senato, eletto nella regione Campania, nel partito di Forza Italia. La sua militanzo politica aveva radici antiche,  nata nella Destra del Movimento sociale italiano.

Del Gruppo Forza Italia al Senato fu anche Vicepresidente nonché presidente e componente di diverse commissioni parlamentari permanenti e d’inchiesta. Fu presidente della Commissione Ambiente e componente della Commissione Lavoro nonché delle Commissioni bicamerali per l’indirizzo generale e la vigilanza dei servizi radiotelevisivie e delle Commissioni d’inchiesta Antimafia. Sul territorio campano ebbe un’affermazione capillare, che lo portò ad essere il candidato del centrodestra, in competizione con Bassolino, nel 1997, come sindaco di Napoli.

Su alcuni temi delicati si sono potute apprezzare cultura, coraggio, generosità, soprattutto durante gli anni dell’opposizione. Le battaglie di Novi riguardarono la situazione della giustizia e la gestione degli uffici giudiziari del tribunale di Napoli e non solo del caso dell’allora procuratore Agostino Cordova, che Novi difese strenuamente. In questo esercizio – che non fu soltanto oratorio, bensì di sentita condivisione di problemi emergenti e di criticità che riguardavano (e riguardano) il nostro Paese – Emiddio Novi entrava con indiscutibile competenza e conoscenza. Aveva grande comptenza nelle sfere del mondo del lavoro, della previdenza, dell’economia, della sicurezza, della scuola.

La Commissione parlamentare Antimafia fu il luogo e il contesto dove egli, grazie sia alla sua formazione giuridica sia all’attività  del giornalista e direttore di giornale (Il Giornale di Napoli), svolse gli interventi più pungenti nella materia assai delicata e talvolta rischiosa del contrasto della criminalità organizzata, soprattutto in Campania, e delle sue diverse e stratificate connivenze che non esitò mai a denunciare. Emiddio Novi si può dire che fu un uomo nato col “demone” della politica che in lui si manifestò sempre di più, fino all’affermazione massima, sostenuto da una salda cultura e da un carattere tanto tenace quanto generoso, mai indulgente sebbene comprensivo e aperto al dialogo e al confronto. Fu un uomo di destra, forse anche eterodossa e controcorrente. Fin da studente organizzò gruppi come «Università europea», che si poneva accanto ai coordinamenti delle destre e delle sinistre tradizionali.

In realtà la politica istituzionale alla quale egli ebbe accesso, sempre, dalla porta principale, fu la traduzione pratica, concreta e storicamente vissuta di quanto Novi aveva appreso, elaborato e osservato negli anni della sua formazione universitaria, dell’attività di giornalista e inviato speciale e dei rapporti umani non circoscritti solo al suo territorio o all’Italia. Nella famiglia di Forza Italia Emiddio Novi aveva trovato il suo posto, dando un apporto significativo e notevole, fino alla conclusione del suo ultimo mandato, nella XV Legislatura.

Ritiratosi nella sua Napoli e congedatosi lentamente da un’orbita politica che vedeva con tristezza e con pacata rassegnazione cambiare, non risparmiò lucide osservazioni e pensieri, affidandoli ora al blog che aveva costruito, ora a pubblicazioni a stampa. Una tra le sue ultime domande fu la seguente: «E cosa resta di veramente antagonista al mercato universale se non i popoli, la loro identità, la loro religione e le tradizioni e le comunità solidali?». La risposta la diede nel suo libro dal titolo: La dittatura dei banchieri. L’economia usuraia, l’eclissi della democrazia, la ribellione populista, edito nel 2012. La politica per Emiddio Novi fu concepita e vissuta non soltanto come una scelta di vita, bensì nel segno di quell’elemento inquieto, in grado di entrare nella vita e nella società per coglierne e trasformarne dall’interno gli assetti storici e le formazioni storicamente determinate che si avvicendano nel tempo. Gli scritti e il pensiero di Emiddio Novi meritano pertanto un riguardevole e attento studio e approfondimento critico.

Il giorno della morte, il figlio di Emiddio Novi, Errico, dandone l’annuncio, nel dolore della perdita, aggiunse queste parole: «Quello che conta è che ha sempre continuato a combattere con le idee, come ha fatto da quand’era ragazzino. Nei suoi 72 anni ha sparso semi che germoglieranno ancora».

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