Strage di Bologna, trovato solo tritolo. Dubbi sulla precedente perizia
Tracce di solo tritolo sono state trovate, a trentotto anni di distanza dalla strage di Bologna, su un pannello di un vecchio cartellone pubblicitario dell’Ente Turistico di Bologna che si trovava nella sala d’aspetto della stazione, dai periti incaricati di svolgere nuovi accertamenti sull’esplosivo.
La clamorosa scoperta a distanza di così tanto tempo dal disastro inizia a mettere in discussione la vulgata ufficiale sulla strage e potrebbe addirittura demolire la precedente perizia che parlava di un “cocktail” di tritolo, dinamite e ciclotrimetilentrinitroammina, il cosiddetto Rdx o T4. Un impasto che commercialmente non esiste. E che risulta improbabile anche in dottrina.
Al ritrovamento del Tnt sui resti del cartellone, devastato dal’esplosione il giorno della strage di Bologna, si è arrivati dopo che i periti avevano richiesto alla Corte del nuovo processo – l’ennesimo, che si sta celebrando a Bologna e che ha come imputato, questa volta, l’ex-esponente dei Nar, Gilberto Cavallini – di poter esaminare dal punto di vista chimico-esplosivistico il pannello, una pubblicità dell’Ente turistico bolognese, che il 2 agosto 1980 si trovava proprio nella sala d’aspetto, accanto al punto in cui è esplosa la valigia con l’ordigno.
Un processo quello a Cavallini richiesto a gran voce dall’Associazione familiari delle vittime del 2 agosto 1980 ma che potrebbe, invece, rappresentare un punto di svolta inatteso sulla vicenda per l’Associazione guidata dall’ex-parlamentare del Pd, Paolo Bolognesi mettendo in crisi la ricostruzione ufficiale sulla strage di Bologna fatta fino ad oggi.
Il tritolo è stato trovato sulla superficie della fotografia del cartellone, così come si aspettavano i periti che conoscono i lunghissimi tempi di degrado degli esplosivi. Ma ora un’indagine più approfondita, attraverso alcuni carotaggi che saranno effettuati anche sul pannello in legno di supporto della foto pubblicitaria dell’ente turismo di Bologna, potrebbe fornire risultati ancora più interessanti ipotecando la ricostruzione ufficiale della strage di Bologna.
A questi primi risultati si aggiungeranno, a breve, anche quelli degli esami che stanno per partire su altri reperti scovati in giro per l’Italia dai periti in una specie di complicata caccia al tesoro e scampati fortunosamente alla furia iconoclasta dei magistrati che, alcuni anni fa, decisero, incredibilmente, di distruggere il materiale probatorio che si trovava nell’ufficio corpo di reati e, in alcuni casi, anche di alienare e vendere alcuni oggetti personali che erano stati ritrovati in mezzo alle macerie sul luogo della strage di Bologna e non erano stati reclamati da nessuno.
Altro materiale sta arrivando all’attenzione dei periti dal cumulo di macerie che fu scaricato all’epoca su un terreno all’interno della caserma San Felice nell’area boscosa di Prati di Caprara Ovest e su cui poi furono accumulati altri rifiuti che nulla c’entrano con la strage di Bologna.
Fra luglio e agosto una quindicina di volontari – studenti e dottorandi del master di analisi chimica-forense dell’Alma Mater Università di Bologna – si sono dati il cambio per vagliare, pezzo per pezzo, l’enorme quantità di materiale separando ciò che poteva essere riconducibile alla strage di Bologna e, quindi, essere di interesse dei periti, da ciò che è stato scaricato nel corso degli anni successivi sopra quel mucchio di macerie.
E’ venuto fuori di tutto: brandelli di valigie, cinghie e anche due mine antiuomo inerti, usate solo in addestramento e che, quindi, non contenevano esplosivo.
In tutto una trentina di sacchi di reperti che ora stanno per essere ulteriormente separati in base a una suddivisione merceologica. Cosa cercano i periti? Non solo pezzi di valigie e altro materiale su cui effettuare le analisi chimico-esplosivistiche a caccia di tritolo ma, anche, pezzi di filo elettrico e di alluminio che potrebbero ricondurre al detonatore che ha causato l’esplosione. Per questo nei prossimi giorni i periti potrebbero tornare a Prati di Caprara alla ricercadei pezzi di alluminio del detonatore.
Altre novità potrebbero arrivare dall’Istituto di Medicina Legale di Bologna dove, a suo tempo, erano custoditi alcuni reperti autoptici relativi alla strage di Bologna che sono stati richiesti dai periti. Materiale che oggi può essere esaminato con sistemi e tecnologie che all’epoca del disastro ancora non esistevano.
Dal cumulo di macerie sono spuntati poi anche bulloni e pezzi di panche che potrebbero appartenere, anche queste, alla sala d’aspetto di seconda classe della stazione di Bologna sventrata dall’esplosione. In questo caso saranno svolti accertamenti comparativi con alcune panche delle sala d’aspetto delle stazioni dell’epoca come quelle che si trovano, tuttora, nel locale reggiano “Fuori orario”.
L’ultimo accertamento verrà svolto sul cratere provocato dall’esplosione dell’ordigno nella sala d’aspetto di seconda classe e che è stato poi riempito di cemento. Anche qui un carotaggio del materiale per raggiungere gli strati sottostanti potrebbe portare alla luce parecchie novità. E rimettere in discussione la versione ufficiale sulla strage.