Donne compiacenti e maltrattamenti: anziani derubati da banda italo-romena

11 Lug 2018 14:54 - di Natalia Delfino

Anziani picchiati e narcotizzati, costretti a vivere ai limiti della schiavitù e in condizioni precarie. È quanto hanno scoperto i carabinieri del Comando provinciale di Caltanissetta che hanno dato esecuzione, tra Niscemi e Gela, a tre misure di custodia cautelare in carcere, a carico di un italiano e due romeni.  L’operazione, denominata “San Giuseppe”, ha portato all’emersione di almeno 100mila euro sottratti alle vittime con movimenti bancari e trasferimenti su money transfer. «Di rilievo è il fatto che, probabilmente per la prima volta, sicuramente per la zona, ma verosimilmente anche in Italia, si proceda per una vera e propria associazione per delinquere finalizzata alla circonvenzione di incapaci», hanno spiegato gli investigatori.

A capo della banda c’era il pluripregiudicato del luogo Emanuele Murana, «una figura prepotente e carismatica», capace di gestire in prima persona l’organizzazione, avvalendosi della collaborazione di fedelissimi: la cittadina romena Elena Ciubotaru, detta Gabriella, e il nipote della donna Daniel Vasile Ciubotaru. La prima era il vero e proprio “braccio operativo” di Murana, per conto del quale svolgeva l’attività di dama di compagnia di anziani. Il suo compito era quello di circuire le vittime attraverso piccoli momenti di intimità, per ricevere in cambio denaro e regali da dividere con il resto della banda. Il nipote, trait-d’union tra la Romania e la Sicilia, si occupava, invece, di reclutare per conto di Murana le donne da affiancare agli ignari anziani. «Una vera e propria agenzia matrimoniale mostrando agli stessi un catalogo virtuale delle donne da scegliere», hanno spiegato i carabinieri che hanno parlato di attività di sfruttamento della prostituzione e di estorsioni.

«Nel corso dell’attività d’indagine, che ha permesso di individuare vittime e carnefici, è emersa una profonda e preoccupante violazione della dignità umana, posta in essere da un manipolo di delinquenti ai danni di ignari soggetti», hanno spiegato gli investigatori, chiarendo che, pur di accaparrarsi beni di ogni genere, gli indagati avrebbero anche malmenato alcune delle loro vittime, dopo aver praticato la narcotizzazione e, in alcuni casi, li avrebbero fatti vivere ai limiti della schiavitù e in condizioni precarie. Le indagini, che non si sono avvalse di attività tecnica né intercettazioni telefoniche,  sono andate avanti da novembre 2017 a maggio 2018. I militari hanno approfondito alcune segnalazioni e ascoltato le vittime, che molto spesso avevano voglia di parlare, ma non la forza di reagire poiché completamente assoggettati ai loro aguzzini.

 

Commenti

Lascia un commento

Il tuo indirizzo email non sarà pubblicato. I campi obbligatori sono contrassegnati *