Parla Farah, la pakistana costretta ad abortire: “Voglio una vita normale”

26 Mag 2018 15:45 - di Redazione

“Ringrazio tutti coloro che mi hanno permesso di tornare alla mia vita, facendomi uscire da una situazione difficile”. Sono queste le prime parole di Farah, la ragazza pakistana costretta ad abortire dai parenti musulmani, che, rientrata in Italia da qualche giorno grazie all’intervento delle autorità, ha incontrato la stampa questa mattina a Palazzo Barbieri per ringraziare chi l’ha aiutata e chiedere a tutti di rispettare, da adesso, il suo desiderio di tornare nell’anonimato. “Vorrei ringraziare prima di tutto lo Stato pakistano – ha proseguito Farah – che, assieme alla Commissione sui diritti della donna del Punjab, mi ha aiutato ad uscire dalla condizione in cui mi trovavo. E poi lo Stato italiano e il Comune di Verona, nella persona dell’assessore Bertacco, che mi hanno permesso di tornare, procurandomi i documenti che non avevo più. Grazie anche alla stampa che, evidenziando la notizia, ha portato il mio caso all’attenzione delle autorità competenti. Ora che inizio ad essere più tranquilla, grazie anche all’ambasciata e alla scorta dei Carabinieri di Bolzano che mi hanno aiutato dandomi protezione e sicurezza, spero di tornare alla mia vita normale”. “Ho rivisto il mio fidanzato e sentito al telefono i miei amici, che ringrazio per quello che hanno fatto. Nei prossimi mesi vorrei fare la maturità con i miei compagni di classe e poi proseguire gli studi, chiudendo definitivamente questa vicenda e dimenticando tutto. Per questa mattina mi basta una colazione con cappuccino e brioche”. “Con oggi vogliamo chiudere definitivamente questa vicenda – ha spiegato l’assessore ai Servizi sociali Stefano Bertacco – e ridare finalmente a Farah quella libertà che tanto desidera. Vi chiediamo quindi di rispettare i suoi desideri, che sono quelli di essere dimenticata e poter pensare alla maturità, al suo fidanzato e a tutte quelle cose che fanno parte della vita di una ragazza della sua età”. “Ovviamente – ha aggiunto – dopo tutto quello che è successo, Farah è stanca e provata, ma ci teneva a ringraziare pubblicamente tutti coloro che l’hanno aiutata e hanno fatto sì che la vicenda si chiudesse positivamente. Questo è stato possibile solo grazie alla partecipazione di tante persone, che hanno collaborato creando una straordinaria rete di rapporti locali e internazionali”. “Ringrazio personalmente – ha concluso – tutti i corpi diplomatici che in queste settimane hanno lavorato tanto perché la situazione si risolvesse nel migliore dei modi. Farah ha le idee chiarissime di cosa vuole per la sua vita, aiutiamola, lasciandola libera di vivere normalmente la sua quotidianità. Per ora resterà, fino a quando sarà necessario, in uno dei nostri alloggi protetti”.

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