Milano, la difesa ribadisce: “Non c’è nessuna prova contro Fede e Minetti”

16 Apr 2018 19:09 - di Redazione

Nessun prova contro Emilio Fede e Nicole Minetti. Maurizio Paniz, l’avvocato dell’ex direttore del Tg4, chiede l’assoluzione del suo imputato dall’accusa di favoreggiamento e di tentata induzione della prostituzione. “Non c’è nulla di quello che dovrebbe costituire l’accusa di favoreggiamento, nessuna conversazione telefonica tra Ruby e Fede”, spiega nel suo intervento nel processo d’appello bis, in corso a Milano, che deve supplire alla decisione della Cassazione che ha riconosciuto un “vuoto motivazionale grave”. Per la difesa del giornalista non c’è “nulla di vero” perché i soldi pagati alle ragazze sono un “incentivo al lavoro. Quelle serate si concretizzano nel nulla dal punto di vista sessuale e Fede è stato condannato per serate in cui neppure c’era”, evidenzia. “Abbiamo la prova provata del nulla e su questo Fede ci ha rimesso anni”, dice prima di chiedere l’assoluzione. Per Paolo Righi, difensore di Nicole Minetti, accusata di favoreggiamento della prostituzione, “Queste ragazze non sono delle prostitute, mentre i giudici di primo grado e di appello hanno dato per scontato tutto, per loro bastava essere una del giro delle serate di Arcore per esserlo”. I soldi “sono per partecipare alle serate, che fino a prova contraria non costituiscono reato”. L’ex consigliera regionale è stata condannata a 3 anni di carcere “per aver pagato delle bollette” relative agli appartamenti delle Olgettine, un luogo in cui “non si è mai in alcun modo svolta l’attività prostitutiva”, evidenzia il legale Righi.  La Minetti “era già tranquillamente nelle grazie del presidente Berlusconi, gli ha solo fatta una cortesia. L’indagine non ha portato a nulla perché frutto di una forzatura iniziale: non vi sia alcuna possibilità di individuare delle prove a carico della Minetti, è una persona che ha partecipato a queste famose serate, ma non ha in alcun modo agevolato l’attività di prostituzione e quindi va assolta perché non ha commesso il fatto”, chiosa il legale. La probabile sentenza è in agenda il prossimo 7 maggio, dopo gli interventi di Salvatore Pino, codifensore di Fede, e di Pasquale Pantano che assiste la Minetti. Stamane il pg Daniela Meliota ha chiesto la conferma della sentenza d’appello, ossia a 4 anni e 10 mesi per l’ex direttore del Tg4 e a 3 anni per l’ex consigliera regionale lombarda.

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