Manifesti no vax a Torino, l’Ordine dei medici presenta un esposto in Procura

16 Apr 2018 13:48 - di Redazione

Finisce in procura, a Torino, il braccio di ferro tra no vax e medici. In città, nei giorni scorsi, manifesti contro l’obbligo dei vaccini sono stati affissi nei pressi di luoghi strategici come asili, scuole e ospedali. «Una vera e propria campagna pubblicitaria», ha denunciato l’Ordine dei medici della città, che ha presentato un esposto.

Sui manifesti, firmati dal Coordinamento del movimento italiano per la libertà delle vaccinazioni (Comilva), si legge che «la vaccinazione è un’azione volontaria non esente da rischi. Informati prima di vaccinare tuo figlio». L’Ordine dei medici ha ricordato però che «le vaccinazioni sono misure di salute pubblica previste obbligatoriamente per legge». «I diversi cartelloni che sono apparsi in città propongono contenuti che generano allarmismo e incrementano la disinformazione a danno della sicurezza. Per questo abbiamo coinvolto l’autorità penale», ha spiegato il presidente dell’Ordine, Guido Giustetto, ricordando che tra gli obiettivi dell’organismo vi è «la tutela della salute pubblica e la promozione di una corretta informazione scientifica».

«Gli articoli 15 e 55 del nostro Codice deontologico – ha proseguito Giustetto – ci ricordano che “il medico non deve sottrarre la persona assistita a trattamenti scientificamente fondati e di comprovata efficacia” e che “il medico promuove e attua un’informazione sanitaria accessibile, trasparente, rigorosa e prudente, fondata sulle conoscenze scientifiche acquisite e non divulga notizie che alimentino aspettative o timori infondati o, in ogni caso, idonee a determinare un pregiudizio dell’interesse generale”». Per questo, per il presidente dell’Ordine dei medici di Torino, «il nostro ruolo come Ordine, che non indulge in concetti astratti, ma in atteggiamenti concreti di tutela della salute pubblica, si affianca a quello fondamentale dei media». «A loro – ha concluso Giustetto – chiediamo però, appellandoci ancora una volta ad un loro codice etico e deontologico, una collaborazione stretta per raddrizzare un fenomeno di false credenze e paure che crea inutili allarmismi a grave danno della salute pubblica».

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