Tumori, ingegnere italiano progetta una capsula per scoprirli senza dolore
Si può mettere un robot in una capsula? «Assolutamente sì», è la risposta di Pietro Valdastri, 40 anni, ingegnere, uno dei tanti cervelli italiani emigrati prima in Usa e poi in Gran Bretagna. Lui, una cattedra in Robotica e sistemi autonomi all’University of Leeds, virtualmente ci è riuscito: con il suo gruppo di ricerca ha progettato due sistemi – di cui uno compatto, usa e getta e low cost – per la diagnosi precoce per i tumori allo stomaco e al colon retto. E ora sogna di portarli al più presto ai test sull’uomo e poi al debutto in clinica. Tanto da riporre in un cassetto anche solo il pensiero di un eventuale rientro in patria pur di accompagnare queste “creature” alla meta. Il suo obiettivo è duplice: portare la diagnostica per immagini in aree disagiate; ridurre le attese e rendere meno dolorosi test come la colonscopia.